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PECHINO E UNICREDIT


Le filiali che Unicredit può vantare in Cina (Hong Kong, Shanghai e Canton) sono solo l'ultima testimonianza di una lungimiranza che il gruppo ha dimostrato nei confronti dell’oriente, luogo cui si rivolgeva già da tempo. Tempo lontano, si parla di secoli, ben prima che il gruppo nascesse dalla fusione di quelle decine di realtà che lo hanno contraddistinto in una sigla come quella, appunto di Unicredit.E le basi sono state preparate addirittura già dall’ultimo anno del diciannovesimo secolo, con l’entrata in scena, sul panorama dell’Estremo Oriente, di Alberto Treves che, in qualità di rappresentante del Credito Italiano, puntava a creare un organismo che permettesse la razionalizzazione degli scambi e un ampliamento dei servizi bancari anche in virtù del fatto che la vena commerciale della Cina era storicamente riconosciuta e ampiamente sfruttabile. Già da allora. Il tutto nell’ambito di un più vasto progetto di scambio con quelle che allora erano ancora chiamate Colonie, dal momento che di colonie si trattavano.Era l’epoca delle ultime esplorazioni, dei resoconti che si affidavano sempre più alle cronache e molto meno ai romanzi, l’epoca dei dei grandi accordi commerciali fra potenze ( che, appunto, governavano un territorio, senza che il territorio stesso (popolazione in primis) venisse coinvolto nelle trattative. L’alba del 1900 era prossima e personaggio com Enrico Rava e a Guglielmo Pfzmajer creavano la Società Italiana per il Commercio con le Colonie. Nasceva in quell’occasione la filiale di  Shanghai. Da questo primo nucleo, partì un’azione ben più vasta, sostenuta anche dal governo stesso che aveva individuato e potenzialità dell’”arrivare primi”.