« Canto V. Michail A. Bulgakov

Canto VI. Un genio al confessionale

Post n°7 pubblicato il 04 Marzo 2009 da Majakovka
 

Intervistare Dostoevskij non è affare quotidiano. Il mio contatto russo mi ha detto che il maestro ha acconsentito a ricevermi solo perché sono italiano e di Firenze ha un bellissimo ricordo. È molto pignolo nota tutti i particolari in una persona e se è di cattivo umore è molto irascibile. Emozionatissimo giungo di fronte alla casa e tiro la cordicella del campanello; un suono opaco si spande dietro al porta manifestando la mia presenza. Mi apre una signora non bella di mezzà età domandandomi:

"Desidera?"
"Anna Grigor'evna?" rispondo "avrei un appuntamento con suo marito."
"Ah si lei è l'italiano... venga..."
Mi introduce in anticamera e mi fa strada verso lo studio. Giungiamo davanti alla porta e lei bussa. Dall'altra parte una voce leggermente nasale risponde: "Avanti."
"È arrivato il ragazzo italiano..." dice la moglie
"Si fallo entrare..." risponde lui

Dalla scrivania si alza un uomo di statura imponente ma dal volto tirato, provato dall'enfisema, vecchio, nonostante barba e capelli ancora nerissimi. Lo sguado è dispari, misterioso: la pupilla di un occhio è dilatata fino a coprire quasi l'iride. Il tavolo è ingombro di carte di qualsiasi genere e sul bordo è collocata una tazza da te vuota usata come posacenere e colma di mozziconi di sigarette.

"Si accomodi... Daniele giusto?" dice porgendomi la mano.
"Si maestro. La ringrazio molto di aver fatto un eccezione e di avermi ricevuto"
"Sa perché l'ho fatto? Perché il nostro comune amico ha detto che lei voleva parlare solamente di letteratura e non di politica."
"Esatto."
"Perciò cominciamo..."

Innanzi tutto come sta?
Come un vecchio malato di enfisema... [sorride].

Ho letto con interesse il suo articolo su Edgar Poe in cui lo descrive uno scrittore singolare, è solo singolare o è qualcosa di più?

Ho letto pochi racconti e quindi riesco a definirlo solo singolare, ma è senz'altro uno scrittore molto talentuoso.


Tanto talentuoso da influenzarla pesantemente nella scena più importante di Delitto e castigo?
Davvero? E con che racconto? Si ricordi che in genere sono io che influenzo gli altri e non il contrario. [Alterandosi un po']

Con Il cuore rivelatore, lo rilegga e vedrà che ho ragione.
Magari un giorno... [Con aria di sufficienza]

Le piace quello che scrive?
Si. Decisamente si. Quando scrivo qualcosa ho sempre tutto sotto controllo e inoltre riesco a valutare sia la bontà di un'idea sia la qualità della scrittura.

Non sembrerebbe visto che Il sosia lo ha riscritto e cambiandolo non poco.
È l'eccezione che conferma la regola, e poi ripensandoci con occhi diversi Belinskij aveva ragione: era troppo gogoliano.

Ma anche il suo stile non è dei più curati.
Ha mai provato a scrivere per forza, anche quando non ha l'ispirazione? Spesso quando ero nei debiti fino al collo scrivevo per forza, perché se quel pescecane di Stellonskij si fosse preso i diritti sulle mie opere, sarebbe diventato ricco alle mie spalle e io avrei pensato sul serio al suicidio.

Ci ha mai pensato?
No sono troppo orgoglioso per pensare a un'idea simile. Solo i falliti si suicidano. Guardi Svidrigajlov e Smerdjakov. Erano degli esseri insulsi, inutili, e quindi hanno deciso di mettere fine alla loro vita. Io non sono come loro, non riuscirei mai ad umiliarmi così, ho troppa paura del giudizio degli altri. Preferisco essere un uomo ridicolo, o forse un pazzo, ma il suicidio no, non è una soluzione accettabile.

 

Quindi lei è l'uomo del sottosuolo, un essere avvizzito e rancoroso che però teme alla follia il suo prossimo.

Ognuno di noi lo è. Lei non ha paura del giudizio altrui? Farebbe qualsiasi cosa anche la più abbietta senza pensarci e senza curarsi di quello che pensano gli altri? No di certo. Questa è la natura umana. Io non sono cattivo, o un genio crudele come molti mi hanno definito, ma semplicemente un uomo con le sue bassezze e le sue debolezze. L'unica cosa che mi differenzia da un Ivan Ivanovič qualsiasi è il fatto che io ho il coraggio di mettere a nudo questo lato dell'uomo.

Esiste un personaggio dei suoi al quale vorrebbe assomigliare totalmente?
Si è il principe Myškin. Vorrei potermi vantare di essere un idiota come lui. Lui è la parte buona di ognuno di noi, è come dovremmo essere tutti. Privi di invidie, rancori, odi. Il principe è l'unico essere in grado di amare veramente e disinteressatamente come Cristo.

Però il principe fallisce, Cristo secondo lei ha fallito?
No assolutamente no. Se avesse fallito il Vangelo sarebbe semplicemente un antico testo religioso, invece è preso come esempio da milioni di persone.

 

Lei propone Aleša Karamazov come uomo nuovo, non era meglio proporre direttamente il principe?

No perché Myškin è un imago Christi. Non è pensabile e possibile che siano in grado di imitare il Messia. Aleša è invece un uomo comune, ma di buona volontà.

 

E se tutti diventassimo come Ivan Karamazov?

Dio ci salvi da tale evenienza!! È un ateo e un uomo davvero libero, se tutti fossero come lui saremmo al caos. Si ricordi che se Dio non c'è tutto è concesso. La libertà è un fardello troppo pesante per la maggior parte degli uomini. È, al contrario, necessaria un'autorità forte che soddisfi i bisogni materiali, richieda obbedienza e indichi la via.

 

Ma allora che bisogno c'è della Chiesa, lo stato non è sufficiente?

No ed è qui dove voi progressisti sbagliate. Lo stato non può prendersi cura delle anime, mentre la Chiesa Ortodossa si.

Mi scusi però maestro questa è una contraddizione: da una parte lei sostiene la causa di Cristo che è uno dei più grandi rivoluzionari della storia, dall'altra sostiene la necessità di un'autorità forte e conservatrice.

Nessuna contraddizione. Cristo dona all'umanità il fardello pesantissimo della libertà che la maggior parte degli uomini non può sopportare, perché i ribelli non possono essere felici. Gesù non riesce a fornire all'uomo la felicità terrrena, ma solo la promessa di quella eterna. L'Inquisitore, invece, è l'autorità forte che si occupa delle anime, dei bisogni materiali e indica una via; egli, contrariamente al Messia, è capace di comprendere la debolezza umana.

 

Quindi lei parteggia per L'Inquisitore.

No perché essendo un cattolico è il responsabile della trasformazione della Chiesa da pastore di anime a un sistema statalistico autoritario e complice, o probabilmente artefice, di un nichilismo cristiano che permette l'avanzamento di quelle forze come socialismo, tecnica, industrializzazione e positivismo che condurranno l'uomo nel deserto dei valori e verso una fine apocalittica. Il cristianesimo così com'è ora è il responsabile delle rivoluzioni anti-cristiane.

Come mai dopo i Fratelli Karamazov ha deciso di non scrivere il romanzo sul grande peccatore?
La mia salute andava peggiorando e poi non trovavo una buona idea sulla quale cominciare a lavorare e quindi ho deciso di non farlo. Per di più ora ho una certa serenità economica e sono finiti i tempi in cui scrivevo i romanzi di corsa per onorare i miei debiti e per far si che quello sciacallo di Stellonskij non prendesse i diritti sulle mie opere. Il Signore fortunatamente mi ha liberato dal demone del gioco.

 

Cambiamo argomento: quanta esperienza autobiografica c'è nelle sue opere?

Come tutti gli scrittori scrivo sia basandomi sull'esperienza della vita, sia ispirandomi al mondo che mi circonda. Direi che il termine autografia sia più appropriato.

 

Molti hanno interpretato Goljadkin come una sorta di autoconfessione, lei è davvero una persona così bassa e abbietta?

Senz'altro io ho un amor proprio e un orgoglio infiniti e smisurati. Ma Goljadkin è caricato all'inverosimile per ottenere un effetto grottesco e tragicomico. Pensavo che lei avesse un'opinione un po' più alta di me [Sorridendo].

 

Assolutamente si era solo una provocazione. Il ravvedimento di Raskol'ninov è il ravvedimento dell'intera umanità: tutti attraverso il percorso del dolore possiamo trovare la giusta via?

Assolutamente si. L'umanità può ravvedersi solo attraverso il dolore.

 

Lei si definirebbe un realista?

No perché mi sono cimentato in molti generi: ho scritto romanzi sociali come Povera gente o Umiliati e offesi, racconti fantastici come Il sosia o Il sogno dell'uomo ridicolo, romanzi teologici come I fratelli Karamazov. Ma amo molto mischiare i vari generi.

Bene grazie maestro per il tempo concessomi.
Mi chiami Fedor Michajlovič.

Un'ultima domanda Fedor Michajlovič: scrive ancora adesso?
No ora non più. Ho già detto la mia nella storia della letteratura e del mondo.

 

 

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