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Roma - Il governo è stato battuto al Senato per due voti sulla risoluzione per approvare la relazione di politica estera del ministro Massimo D'Alema. La maggioranza richiesta era di 160 voti, mentre la risoluzione dell'Unione ha avuto solo 158 voti. La linea dell'esecutivo, che prevede la permanenza del contingente italiano in Afghanistan e l'ampliamento della base usa di Vicenza, sia pure attraverso il dialogo con i cittadini locali, è stata dunque respinta. La mozione non è un voto di fiducia, quindi l'esecutivo non è obbligato a dimettersi dal punto di vista della Costituzione. Ieri però il ministro degli Esteri Massimo D'Alema aveva detto che "senza maggioranza sulla politica estera un governo si deve dimettere". Vertice immediato Subito dopo il voto nell'Aula di Palazzo Madama il ministro degli Esteri Massimo D'Alema si è infilato nella sala del governo del Senato per quello che appare essere una sorta di vertice dell'Ulivo: con lui il segretario dei Ds Piero Fassino, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, il ministro della Salute Livia Turco, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni e i capigruppo e vicecapigruppo dell'Ulivo di Camera e Senato, Anna Finocchiaro, Dario Franceschini, Nicola La Torre, Marina Sereni. Mentre il premier Romano Prodi è stato raggiunto a Palazzo Chigi dal minsitro della Difesa Arturo Parisi e da quello per il Programma Giuliano Santagata. Da Prodi Al termine dell'incontro il capogruppo dell'Ulivo al Senato Anna Finocchiaro informa i cronisti che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema vedrà Napolitano. "Non dubiti il centrodestra che, così come il ministro D'Alema è venuto con rispetto delle istituzioni in parlamento a chiedere il voto sulle linee di politica estera, con lo stesso attaccamento alle istituzioni andrà ad avvertire con un colloquio immediato il Presidente della Repubblica". Prima, però, D'Alema ha raggiunto Prodi a Palazzo Chigi. Con loro anche l'altro vicepremier Francesco Rutelli. Nella sede del governo sono presenti anche i ministri isi, Fioroni, Santagata, il segretario Ds Fassino ed il capogruppo dell'Ulivo alla Camera Franceschini. Continua ad allargarsi la delegazione del governo convocata a palazzo Chigi da Romano Prodi. Pochi minuti fa è arrivato il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Prodi da Napolitano "Salirò al Quirinale al più presto" conferma il premier Romano Prodi al termine del vertice a Palazzo Chigi. "Ho sentito il Presidente della Repubblica - dice Prodi - e gli ho comunicato l'intenzione di recarmi al più presto al Quirinale per conferire e informarlo della situazione alla luce del voto odierno al Senato". L'incontro è programmato alle 19. Prima, alle 18,15, si svolgerà a Palazzo Chigi un consiglio dei ministri straordinario. Dimissioni Romano Prodi dovrebbe arrivare dimissionario al colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Secondo quanto si apprende in ambienti dell'Ulivo la linea, caldeggiata dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema, avrebbe convinto tutto l'Ulivo. Il consiglio dei ministri sarebbe stato infatti convocato appositamente per formalizzare la decisione. Sui passaggi successivi al momento è un fiorire di ipotesi, ma sembra che stia prendendo corpo l'idea di aprire una crisi vera e propria e non limitarsi ad un semplice ritorno alle Camere per chiedere una nuova fiducia. Secondo quanto si apprende, Napolitano potrebbe tenere un giro di consultazioni prima di decidere se rinviare il Governo alle camere o aprire le procedure per un nuovo governo, magari un Prodi-bis. "Il problema non è D'Alema", ha spiegato la fonte governativa a proposito delle voci sulle possibili dimissioni del ministro degli Esteri. "Il problema è del governo che non ha più una maggioranza al Senato". Al Quirinale Il premier Romano Prodi ha lasciato palazzo Chigi per recarsi al Quirinale. Terminato il Consiglio dei ministri, il premier si è allontanato in auto dalla sede del governo alle 19,13 per raggiungere il Colle, dove dovrebbe rassegnare le sue dimissioni. "Presenterà le dimissioni" conferma il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro.