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Meniños d'ItaliaVite da baby-spacciatori nelle fognature di Torino


Appollaiati sui Murazzi di Lungo Po Diaz, a circa un chilometro dal centro, i baby pusher vanno avanti e indietro a gruppi di tre o quattro nella sera torinese. Spalle al fiume e sensi in continua allerta per captare l'avvicinarsi di ogni auto: potrebbero essere i clienti della Torino bene in cerca di «fumo» oppure la Polizia. Nel secondo caso, scattano inseguimenti forsennati sul lungo fiume. L'obiettivo è infilarsi nei cunicoli che si aprono sotto Piazza Vittorio e per diversi chilometri attraversano il ventre della città. Chi entra sbuca fuori dai tombini. Che le forze dell'ordine continuano a sigillare e loro a forzare. Magari ci si rifugiano dopo una nuotata nel Po e ci restano qualche giorno. Sotto la strada, storie di ragazzi invisibili che sembrano venire da un'altra epoca e da altri mondi. Storie di miseria e fame che obbliga le famiglie a spendere i risparmi per mandare in Italia un figlio minorenne in clandestinità. È un fatto che un minore sfruttato che vende droga o fa accattonaggio sfama una famiglia a sud o ad est dell'Europa. Una situazione che va avanti da anni. Qualche giorno fa don Luigi Ciotti ha rilanciato l'allarme. A Torino, ma anche in diverse città italiane, ha ribadito il prete che da 42 anni segue gli emarginati e lotta contro il crimine che li sfrutta, ci sono minori sfruttati che vivono come nelle favelas. Nella città cisalpina il fenomeno è più evidente, ma la risposta è migliore che altrove. Il comune da 4 anni ha aperto un servizio di pronto intervento non stop, l'assessore ai servizi sociali ha la tutela di oltre 600 minori non accompagnati, come li chiama la burocrazia. La città dispone di una rete efficiente di operatori di strada del privato sociale, che lavorano con il Comune, la Procura e le forze dell'ordine. Ma più di tanto non si può fare.«Per aiutarli meglio occorrerebbe modificare la legge sull'immigrazione- spiega l'assessore Marco Borgione - che consente di rilasciare il permesso di soggiorno solo dopo tre an ni di permanenza. Inoltre il governo deve stabilire con la Romania, ora membro dell'Ue, come agire con i minori romeni».I ragazzi di strada di Torino sarebbero 500 e arrivano grosso modo da tre paesi: la maggioranza dal Marocco, poi dalla Romania e dall'Albania. Oltre ai Murazzi, si trovano al parco del Valentino, alla stazione di Porta Nuova e in piazza Bengasi. Alcune decine sono dedite allo spaccio. Altri al borseggio e alle piccole rapine. La maggior parte fa accattonaggio o vende le «spugnette», fenomeno tutto torinese di commercio illegale di fazzoletti di carta e spugne per cucina davanti ai centri commerciali. Da qualche mese le antenne della solidarietà segnalano l'arrivo di minori profughi dall'Afghanistan. In strada l'unico rapporto umano è con gli operatori di strada, come quelli dell'oratorio salesiano di San Salvario. Bastano un pallone e un bigliardino e, giocando, gli operatori riallacciano i fili di un dialogo paziente, fissano colloqui. I baby pusher hanno facce segnate, capelli tagliati a spazzola come gli scugnizzi di tutte le periferie del globo. Ma quando parlano e si rilassano i loro sorrisi sdentati rivelano che al massimo avranno 15 anni, qualcuno anche meno. Divisa d'ordinanza: felpa da rapper col cappuccio e jeans comprati al mercato di Porta Palazzo per pochi euro. Le scarpe no, sono firmate e ne costano almeno 250. Non mancano l'Ipod e il cellulare di ultima generazione. «Vivono in condizioni disumane - spiega don Cesare Durola, responsabile dell'oratorio salesiano del quartiere multietnico di San Salvario, che ospita una comunità di accoglienza per 15 ragazzi di strada sempre piena - arrivano a fiutare colle e solventi che bruciano il cervello, dormono in case abbandonate a Porta Palazzo, in appartamenti-dormitorio, con una ventina di posti letto divisi con adulti in condizioni igieniche precarie. Magari pagano 150 euro al mese un posto letto. Spesso devono lasciare l'alloggio alla mattina presto per rientrare la notte. Gli europei dell'est dormono in prevalenza nelle baracche in periferia. A volte arrivano qui dai tombini, magari con una gamba rotta in un inseguimento. Oppure ci chiedono aiuto materiale per lavarsi, per andare dal medico. Noi gli offriamo alternative, una formazione, gli spieghiamo che possono studiare e trovare un lavoro in regola. Vivono come 160 anni fa i ragazzi emarginati di don Bosco. Ci stiamo battendo per chi è stato in carcere, perché come ai minori italiani gli azzerino la fedina penale una volta maggiorenni». Quanto guadagnano? Uno spacciatore, ad esempio, incassa in media 500 euro al giorno. La maggior parte va all'organizzazione, il resto a casa. Ma devono pagarsi vitto e alloggio.«Oggi i più numerosi sono gli adolescenti marocchini - spiega Laura Marzin, dirigente dell'ufficio minori stranieri del comune - di recente è arrivata un'ondata di ragazzi delle baraccopoli di Casablanca. Hanno fatto apprendistato del crimine al porto di quella città. Da lì sono partiti in lunghi e pericolosi viaggi dentro i tir. So di alcuni che hanno viaggiato seminudi nelle bombole vuote del gas. Le famiglie pagano migliaia di euro, (fino a 9mila, ndr), per mandarli da pseudo parenti che li mettono sulla strada». Dove vivono, sempre in guardia, vite illegali. Temono di perdere soldi e droga in una retata. C'è infatti una sola regola: i debiti con il racket si saldano sempre. Per sopportare la tensione spesso si imbottiscono di alcol e psicofarmaci. O usano hashish. Le conseguenze psichiche possono essere brucianti. A un operatore che l'ha trovato con le braccia tagliuzzate da una lametta, Ahmed, nome di fantasia, baby pusher di 14 anni ha urlato: «Mi disprezzo. E odio voi tutti».