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L'ultimo scandalo: dall'Ordine avviso disciplinare per Belpietro


Milano - Dopo le reazioni sdegnate e falso moraliste di un esercito di colleghi o presunti tali dell'area di sinistra e di quella "governativa", arriva pure il richiamo ufficiale dell'Ordine dei giornalisti. L'elefante si muove e, sull'onda del clima da censura e dei peana che urlano allo scandalo solo e sempre quando si sentono dalla parte della ragione (che sta sempre a sinistra...), partorisce un "richiamo". Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, comunica di avere notificato al direttore del Giornale, Maurizio Belpietro, un avviso disciplinare in relazione alla pubblicazione sul suo quotidiano, mercoledì 14 marzo, di alcune intercettazioni telefoniche nell'ambito dell'indagine di Vallettopoli, in particolare quelle relative al portavoce di Prodi, Silvio Sircana (da oggi ufficialmente anche portavoce del governo). Al direttore vengono contestate, tra le altre, le violazioni della carta dei doveri dei giornalisti e della legge sulla privacy. Intercettazioni che, è cronaca, sono state pubblicate da tutti gli altri quotidiani italiani. Non solo quelle. Frasi, parole, rivelazioni smozzicate che aprono uno squarcio sul mercimonio che è diventata una certa parte della società italiana. Pubblicate e ripubblicate da tutti i media a ripetizione. Poi lo squarcio sulla politica. E allora ecco, pronto e immediato, il bavaglio. Prima della politica. Poi del Garante della privacy (divieto, pena fino a due anni di carcere di pubblicare carte e documenti dell'inchiesta di Potenza). Poi dei colleghi sdegnati a senso unico. Infine dell'Ordine dei giornalisti. "Si tratta del corrispettivo di un avviso giudiziario - spiega Abruzzo -. Adesso Belpietro avrà il tempo di consegnare al Consiglio la sua memoria difensiva e poi il Consiglio deciderà se aprire il procedimento disciplinare o archiviarlo". Ma dal mondo politico si levano voci in difesa del Giornale e del suo direttore. "Nel giorno in cui l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni sanziona la mortificazione del pluralismo commessa la Rai e da Lucia Annunziata, l'Ordine dei giornalisti non trova di meglio che spostare il tiro contro Maurizio Belpietro. Davvero basta: è tempo di sciogliere per legge un ente davvero inutile. Massima solidarietà al direttore del Giornale" dice Francesco Storace (An). "Non ha davvero neppure il senso del ridicolo il presidente dell'ordine dei giornalisti della Lombardia che manda, guarda caso solo al direttore del Giornale Maurizio Belpietro, uno stravagante avviso disciplinare per la pubblicazione di intercettazioni telefoniche che compaiono da sempre regolarmente su tutti i giornali che si stampano in Italia e che hanno come fonte le ordinanze e i verbali della magistratura" sottolinea l'onorevole di An Daniela Santanché. "Da giornalista professionista regolarmente iscritto all'Ordine, trovo sconcertante l'iniziativa assunta nei confronti di Maurizio Belpietro. Che si debba disciplinare diversamente l'uso delle intercettazioni e la loro eventuale pubblicazione non vi è dubbio. Ma la notifica al direttore del Giornale di un avviso disciplinare da parte dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia è sconcertante dopo che si è assistito per anni alla pubblicazione di tutto e del contrario di tutto nel silenzio degli organi dell'Ordine" commenta Maurizio Gasparri, di Alleanza nazionale. "Pubblicazioni inopportune e intempestive hanno vanificato inchieste giudiziarie, hanno smantellato reti di sicurezza indispensabili per combattere il terrorismo e l'Ordine dei giornalisti è rimasto inerte. Viene da pensare che in questo caso ci si muova per un riflesso condizionato. Tutti siamo stati solidali con i colleghi parlamentari indegnamente coinvolti dalla magistratura in questa vicenda. Al di là delle appartenenze. Ma resta il sospetto che si voglia intervenire contro Belpietro per ragioni politiche, non per ragioni deontologiche. Questa vicenda è vergognosa e l'iniziativa andrebbe ritirata perché rappresenta un mega spot per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti. Eventualità che io ho sempre contrastato, ma che a questo punto va presa seriamente in considerazione". Siamo al teatro dell'assurdo: si colpisce Belpietro reo di aver pubblicato una notizia. È tempo di abrogare l'Ordine dei giornalisti. In Parlamento dovrebbe esserci una proposta di legge in tal senso. Approviamola subito", ha rincarato la dose il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi. Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e Deputato di Forza Italia parla invece di "inquitante doppiopesismo". La singolare tempestività con cui l'Ordine dei giornalisti è intervenuto contro Maurizio Belpietro è un segno di inquietante di "doppiopesismo" politico-giornalistico - dice - Analoga sospetta tempestività ha già dimostrato ieri il Garante sulla privacy con un provvedimento che sembra concepito per accrescere non già la certezza del diritto, ma la discrezionalità nell'applicazione di una normativa incerta". "La pubblicazione delle informazioni personali e non rilevanti a fini istruttori, contenute negli atti giudiziari è in Italia una consuetudine accettata e perfino rivendicata da giornalisti e direttori - prosegue Della Vedova - Però, a quanto pare, diventa censurabile quando miete vittime "speciali", come nel caso di Sircana. Qualcuno all'Ordine dei giornalisti vorrà spiegare pubblicamente quale sia il principio normativo e deontologico per cui Belpietro merita oggi un procedimento disciplinare che altri direttori, per atti identici a quelli contestati a chi dirige il Giornale, non hanno mai subito? E perché tutti i giornali possono continuare a pubblicare le notizie riservate e persino gli interrogatori di decine di persone e personaggi che sono vittime, e non complici e autori, delle presunte estorsioni del fotografo Corona? A Belpietro, un sincero attestato di solidarietà". Curzi: decisioni preoccupanti «Ieri il divieto a pubblicare certe notizie da parte del Garante della privacy. Oggi l'avviso disciplinare dell'Ordine dei giornalisti di Milano a Belpietro per aver pubblicato sul suo giornale alcune intercettazioni telefoniche. Due fatti non possono non preoccupare molto quanti hanno a cuore la libertà di stampa e sanno quanto essa sia importante per la vita democratica di un paese»: lo dice Sandro Curzi, consigliere d'amministrazione Rai. «Niente è più lontano da me - precisa Curzi - del giornalismo scandalistico. E non posso dire di condividere le scelte giornalistiche che spesso fa Belpietro. Anzi alcune campagne e una certa titolazione del suo giornale, quando ispirate a evidenti finalità politiche, mi sono apparse francamente indecorose. Ma la pratica della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche riguarda il costume giornalistico, comunque non solo il giornale di Belpietro, ma ormai da tempo le più importanti testate nazionali e, sul piano delle responsabilità, primariamente coloro che mettono a disposizione dei giornalisti atti che dovrebbero restare riservati. E improprio e pericoloso - sottolinea Curzi - affidare al potere del singolo direttore la decisione su cosa pubblicare e cosa omettere. Anzi, il giornalista ha il diritto e prima ancora il dovere di pubblicare tutto ciò che viene a sapere su determinati episodi, specie se riguardano persone e funzioni istituzionali, e se servono a mettere a fuoco realtà, pratiche e costumi diffusi nella società italiana». Fonte: il giornale