crederci... sempre!!

Auguri Sarko!!


SARKOZY: FINI, CON I TEMI GIUSTI LA VITTORIA ARRIVARoma, 7 mag - Con ormai alle spalle la vittoria di Sarkozy, Gianfranco Fini oggi sarà a colazione dall’ambasciatore francese. «E’ vero dice mi hanno invitato per un briefing di lavoro». Riprova di un rapporto solido, e adesso più che mai politicamente significativo. Il leader di An vede nel successo del candidato gollista più di un motivo per compiacersi. «Sono molto soddisfatto per la vittoria di Nicolas. Per il rapporto personale che esiste tra noi (entrambi i libri del neo presidente francese tradotti in Italia hanno la prefazione a firma Fini, n.d.r), ma in particolare per quel che l’affermazione di Sarkozy rappresenta per la Francia e per l’Europa. E cioè una destra molto attenta a tre grandi questioni che Oltralpe sono state al centro della campagna elettorale e che in Italia possono occupare lo stesso spazio. Innanzi tutto l’identità nazionale. Perché se manca, diventa molto più difficile affrontare un fenomeno di proporzioni bibliche come quello dell’immigrazione di massa e dell’integrazione delle comunità straniere». Identità che però non richiama il patriottismo, la grandeur di tipo sciovinista... Questo Sarkozy l’ha dovuto cambiare.«Non userei in senso negativo il termine patriottismo: bandiera, inno nazionale, grandeur sono stati usati anche dalla Royal. Dico un’altra cosa: che Sarkozy il tema dell’identità nazionale lo ha coniugato con i valori repubblicani. A differenza di Le Pen che usava dire “La Francia ai francesi”, con venature xenofobe intercettando però un grande consenso, stavolta Sarkozy ha prosciugato quel serbatoio con un altro slogan: “La Francia a chi la ama”. Il che sta a significare che si pone la questione dell’immigrazione straniera in tutt’altra direzione. E’ riuscito a mettere insieme integrazione e coscienza nazionale». Dunque secondo lei non ci saranno esplosioni di rigetto nelle periferie parigine...«Penso che non succederà proprio nulla. La sortita della Royal, che ha giocato la carta della paura nelle ultime ore di campagna elettorale, era frutto della disperazione, della consapevolezza di aver perso. Del resto la candidata socialista nel ballottaggio ha puntato praticamente solo su quest’aspetto, sul pericolo Sarkozy: tutti tranne lui, era il suo slogan. Ma non ha funzionato». Invece ha funzionato per Sarkozy la carta della sicurezza.«Infatti. Per molto tempo lui, che è stato anche ministro degli Interni, si è definito il primo poliziotto di Francia. Anche le espressioni molto dure che usato verso la “feccia”, cioè gli estremisti che avevano messo a ferro e fuoco le periferie, e l’azione che ha svolto per garantire più sicurezza chiedendo ad esempio pene più severe: ecco, sono espressioni di una tematica tipicamente di destra che si è imposta nei confronti degli elettori. Ma del resto Nicolas è un uomo coraggioso. Dire, come ha fatto lui, che il ’68 ha rappresentato una stagione negativa, l’inizio di una cultura nefasta di lassismo fatta di diritti senza doveri, ha significato andare ad infrangere un totem nazionale». Tuttavia, come si è colto anche nel confronto televisivo a due, è stata l’economia il vero campo di battaglia. «Certo. Anzi direi meglio: la giustizia sociale. Dopo il primo turno, puntando anche agli elettori di Bayrou, Sarkozy ha coniato un altro slogan: “Nessuno rimarrà ai bordi della strada”. Con l’obiettivo sì di rivolgersi ai ceti più deboli ma facendolo in una logica tutt’altro che assistenzialistica, statalista. Perché contemporaneamente ha randellato il modello socialista delle 35 ore. In altri termini: per dare una speranza a chi rischia, appunto, di rimanere al bordo della strada, ha detto che l’obiettivo non deve essere lavorare meno, lavorare tutti bensì lavorare di più. Quindi in un sistema come quello francese, che ha uno Stato molto organizzato, è un approccio liberista. Non a caso la sua vera parola magica è stata “rottura”. Che è qualcosa di più di rinnovamento, è rottura di vecchi schemi, del modello anchilosato del vecchio gollismo che parlava più alle elitès che alle masse». E per l’Italia lei vuole importare la ricetta Sarkozy?«Questi tre elementi: identità nazionale, sicurezza e giustizia sociale, nel centro-destra possono e devono avere ampia cittadinanza e sono di grande attualità. Naturalmente modulando le cose sulle differenze che esistono tra i due Paesi». Ma in definitiva questa vittoria per la destra italiana cosa rappresenta?«Diciamo più correttamente destra e centro-destra: rappresenta il fatto che con i temi giusti e la giusta campagna elettorale, la vittoria arriva. La sinistra italiana ha sbagliato tutto pensando che il risultato ottenuto da Bayrou significasse una voglia di centro. Sarkozy è un uomo di destra, ma l’ampia maggioranza che lo ha eletto è di centro-destra. La sua elezione smentisce chi ha coltivato l’idea di un’onda lunga europea di tipo socialista o socialdemocratico. Dopo la Scandinavia e la Germania, adesso la Francia e presumibilmente anche la Gran Bretagna: chi immaginava che i governi conservatori o di centro-destra fossero una parentesi o, peggio, anomalie, deve ricredersi».Con Sarkozy all’Eliseo, per An l’ingresso nel Ppe è più vicino?«Non c’è nesso. I gollisti francesi, che stanno nel Ppe, mi avevano già dato assicurazioni». "Le tre carte vincenti di Nicolas sono: sicurezza, identità e giustizia sociale"