crederci... sempre!!

Il sole 24 ore


Rifiuti, sanità, consulenze: il «vicerè» Bassolino sotto assediodi Roberto Galullo Un uomo sempre più solo protetto da una pattuglia di fedelissimi. Ma non è più un uomo in fuga: tenta di risalire il gruppone per arrivare almeno al traguardo.A seguire Antonio Bassolino, Governatore della Campania dal 2001,è rimasta un'elite di politici in cui spiccano Michele Caiazzo, Andrea Cozzolino, Ennio Cascetta, Gianfranco Nappi e Costantino Boffa che in Consiglio o in Parlamento lo difendono a spada tratta e guidano l'esercito bassoliniano.Molti altri hanno più o meno preso le distanze: a cominciare dagli amici dei Ds, pur beneficiati negli anni da nomine e attenzioni. Ma non sono solo i politici ad avere raffreddato gli entusiasmi. Anche gli intellettuali e ampi strati della società criticano e fanno marcia indietro: da Massimo Galluppi ad Antonio Guarino, da Roberto De Simone a molti salotti culturali di Napoli, per finire con i centri sociali che hanno contestato il Governatore il 4 febbraio 2007 all'inaugurazione delle mostre di Rachael Whitereade Marisa Merz. Tra i sindacati la Cgil tiene botta, ma la Cisl e soprattutto la Uil si allontanano sempre più.Se la Campania e l'Italia fossero una regione e un Paese normale, la sorte politica di Bassolino sarebbe segnata, come hanno fatto capire alcuni giorni fa il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il presidente del Piemonte Mercedes Bresso (entrambi Ds). 'O Presidente dovrebbe solo scegliere la fine della sua lunga vita politica: una montagna di rifiuti, la voragine di debiti sanitari, la vergogna per le nomine profuse a piene mani o l'isolamento delle zone interne da quelle costiere.Eppure queste debolezze per il più influente dei bassoliniani, l'assessore alle Attività produttive e agricoltura, Andrea Cozzolino, vanno contestualizzate. «Stiamo parlando — dice — di un leader che si confronta a viso aperto con la gente. È un errore identificare la sua gestione con i rifiuti. Come si fa a non vedere ciò che è stato fatto per infrastrutture, politiche per l'industria, liberalizzazioni riconosciute dallo stesso Governo, buon andamento dei contratti di programma e crediti d'imposta, incentivi alle imprese ridotti da 100 a 4 e infine i passi in avanti nella ricerca e l'innovazione?».Difesa d'ufficio — che ha le sue ragioni —ma che viene messa in dubbio quasi ogni giorno da (ex) compagni di cordata. Come Angelo Giusto, passato con Fabio Mussi. «Vogliamo parlare di ricerca e innovazione? Bene, allora raccontiamo due paradossi, anche se innovazione e ricerca restano fiori al'occhiello di questa regione. C'è il centro di ricerca sugli alberi ad alto fusto —ha denunciato recentemente Giusto —che l'attuale ministro per l'innovazione nella Pa, Luigi Nicolais e assessore nella precedente Giunta Bassolino, individuò nel Comune di Fontanarosa, dove risiedo e dove abbiamo speso 7 miliardi di vecchie lire. È attrezzato con strutture di primo ordine, ma non riesco a parlare con nessuno per capire perché questo centro non cammina. E che dire dell'assenza delle amministrazioni campane sul progetto di ricerca sulla genetica umana ad Ariano».«Non è certo questo il momento — conclude il ragionamento Cozzolino — di rimettere le responsabilità. Il tempo e la gente ci daranno ragione anche sulla gestione industriale sui rifiuti». Buona parte dei campani sembra però aver abbandonato 'o Presidente e per rendersene conto basta prendere un taxi o entrare in un mercato. «Ricordo quando era sindaco di Napoli — sintetizza Luisa Bossa,consigliere Ds — e a Piazza del Plebiscito c'erano le famiglie che facevano toccare sulla testa i figli da Bassolino. Sembrava San Gennaro».Ma il Santo-Governatore per molti non ha più fatto miracoli. «Il compagno comunista — va avanti Bossa — si è fermato a Napoli dove ha fatto bene, ma non ha saputo reggere l'urto della Campania e ha subito una mutazione genetica. È come se avesse perso la sua forza contrattuale, guida la Regione piegandola a un disegno che solo lui conosce».Ma come si lega il Bassolino che non contratta ai problemi irrisolti in regione? «Tutto si tiene — continua Bossa — con il fatto che lui non decide nulla. Ha lasciato la Sanità nelle mani degli ex Dc e non ha risolto nulla sul ciclo dei rifiuti per paura di scontrarsi con le popolazioni. Ha sbagliato ad accettare la seconda candidatura. Si credeva invincibile ».Per capire meglio Bassolino è utile spostarsi lungo l'asse mediano, la statale 126 che da Napoli corre parallela all'autostrada Salerno-Reggio Calabria, raggiungere Afragola e poi tornare indietro verso via Santa Lucia, sede della Giunta regionale. Unica deviazione permessa — per poi fare ritorno alla base— è l'uscita per Avellino, ancora feudo del collega-rivale-amiconemico, Ciriaco De Mita.La distanza che separa Afragola da Napoli è tappezzata del potere che Bassolino è riuscito a costruirsi in sette anni da Governatore, che si sommano ai 10 da sindaco di Napoli e a un enorme potere politico (e di voti) costruito da funzionario del Pci prima e uomo di punta dei Pds e Ds poi.Afragola ospita da fine '98 il centro commerciale "Porte di Napoli", uno dei più grandi d'Italia. Ci vogliono ore per girare il centro Mandi (di proprietà di Zamparini) con oltre 60 negozi, Unieuro, Castorama e Ipercoop. Forse è per questo che il "Consorzio operatori centro commerciale Le Porte di Napoli" — che gestisce l'area commerciale — ospita anche McDonald's per chi vuole rifocillarsi e una multisala cinematografica per chi vuole fare notte fonda.Il centro non è nato né a Casoria ( davvero alle porte di Napoli) né a Casalnuovo e neppure ad Acerra. Le aree anche lì non mancano. No, è nato ad Afragola, la città che diede i natali a Bassolino il 20 marzo 1947 e che gli diede la spinta per iniziare a 17 anni — giovanissimo come tiene a dire attraverso il sito Internet della Regione — la sua carriera politica nel Pci. E ad Afragola ci sono anche Ikea, Leroy Merlin e Mediaworld.Coincidenze (nella migliore delle ipotesi), malignità (nella più sprezzante) o scelta oculata presa prima della sua scalata al potere regionale (la più facile delle difese): fatto sta che sono lì e non altrove e lì e non altrove hanno dato ossigeno a un paese piegato dalla disoccupazione e dalla camorra.È il ritratto del profilo materiale del governo di Bassolino, quello che vive e lascia vivere, edifica potere e lascia edificare palazzi, strade, ponti e centri futuribili. «Ha sostenuto molto le infrastrutture e il sistema della mobilità campana, così come ha dato grande impulso al sistema logistico» conferma Cristiana Coppola, presidente da quasi due anni di Confindustria Campania. E in effetti l'interporto- gioiello di Nola è li a testimoniarlo, come cartine di tornasole dell'attenzione di Bassolino allo sviluppo economico sono i distretti Tarì e il Polo della Qualità.Neppure una critica allora dagli imprenditori? Pacate. «Ci saremmo aspettati di più sulla lotta alla burocrazia, una migliore gestione dei fondi Ue — va avanti Coppola — e senza dubbio politiche adeguate su sanità, rifiuti e costi della politica».Ecco l'altra faccia del potere di Bassolino, quello che da Afragola imbocca nuovamente l'asse mediano e si dirige veloce a Napoli verso via Santa Lucia dove ha sede la Giunta e il suo potere immateriale per dirla con le parole di Luciano Passariello, consigliere regionale di Forza Italia, «fatto di investimenti in materia grigia, che soddisfa tutti, dai medici di base agli avvocati, dai commercialisti ai consulenti».L'investimento in materia grigia — afferma Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia in Consiglio —ha a esempio il volto di Antonio Abalsamo, il primo in ordine alfabetico dei beneficiati da un decreto del Presidente, e si conclude con Ermando Zoima. In mezzo una lista di 313 altri nomi —scrupolosamente censiti — che infarciscono servizi e commissioni, come quella per il rientro nella gestione ordinaria dei rifiuti: con quali risultati è sotto gli occhi di tutti.La politica del consenso dalla A alla Z non poteva non avere il suo culmine che nelle società partecipate dalla Regione, a cui l'ultima Finanziaria regionale cerca di porre un argine. Tutti gli uomini del Presidente o congeniali al potere del Presidente, che non sono sparsi in giro per la Campania, sono nelle 37 Spa regionali censite alla fine del 2006 da una commissione consiliare d'indagine, alle quali si aggiungono gli oltre 50 organismi societari partecipati da enti strumentali o altre società partecipate. Neppure il Consiglio è riuscito a sapere quante sono. Delle 37 società, ben 33 sono state costituite o partecipate nel periodo 2001/2006 con una media di sei all'annonell'ultimo quinquennio.In soli due anni le società hanno accumulato perdite per 23 milioni, nonostante dal 2001 la Regione ha partecipato con 80,7 milioni di azioni. L'indagine è un distillato di perle politiche: doppioni, mancati controlli, incaricati affidati a terzi anzichè alle società, gare senza evidenza pubblica, assunzioni fatte sulla base della conoscenza diretta e non attraverso concorsi, distacchi presso le segreterie di consiglieri o gruppi politici.Nomine e soldi a fiumi, anche quando ci si sposta sul fronte del welfare. La Campania è stata la prima ad introdurre un reddito di cittadinanza regionale, così come è l'unica ad avere assegnato a una società —Soresa — il compito di rientrare dal debito sanitario che negli anni ha galoppato verso i 6 miliardi.La sanità è però un capitolo a parte che corre lungo l'asse Napoli- Afragola-Avellino. Anzi meglio: Nusco. E ancora qui infatti il regno di Ciriaco De Mita, che tiene per le redini un suo fedelissimo, Angelo Montemarano, classe '51,di Torella dei Lombardi (Avellino), assessore regionale alla Sanità e per anni direttore generale dell'Asl 1 di Napoli, la più grande d'Europa e la più indebitata al mondo.La sanità è in mano agli uomini della Margherita, che Bassolino lascia vivere per incassare consenso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: esperti, medici e pazienti. Basti pensare che su 1.000 interrogazioni consiliari, oltre il 50% ha avuto per oggetto lo sfascio in cui versa il sistema sanitario campano che assorbe il 60% di un bilancio che ha numeri da paura (oltre 20 miliardi).Sulla sanità si scatenano tutti: l'opposizione (ovvio) ma anche la maggioranza. «È possibile — afferma Giusto — che l'Ospedale Monaldi abbia 850 posti letto e una trentina di primari e che il Policlinico universitario, avendo lo stesso numero di posti letto ne abbia 150? Montemarano li cacci». Giusto spara a zero anche contro l'uso dei fondi Ue. «Vedo rinascere —spiega —la regione dei burocrati parallela a quella del governo locale. Vedo mestieranti che girano i Comuni vendendo fondi Ue chiavi in mano. Imbroglioni che dovremmo avere insieme il coraggio di cacciare perché inquinano l'uso delle risorse pubbliche».Mancano tre anni alla (verosimile) fine del regno di Antonio Bassolino, ma 'o Presidente, inossidabile alle critiche salvo ammettere solo la scorsa settimana qualche "mancanza" sul ciclo dei rifiuti, non ha nessuna intenzione di mollare.