ChIaRoScUrI D'aNiMa

Una storia di Frank


La notte si avvicina nel quartiere newyorkese di Hell's Kitchen, sento ululare dei cani randagi che poi s'azzuffano per dei rifiuti, metafora del degrado umano della zona.Mi dirigo deciso verso uno degli stabilimenti fatiscenti, il mio obbiettivo per questa notte.Chiudo un attimo gli occhi ed eccola: ancora una volta vedo con la mente la mia famiglia massacrata, in terra tra l'erba del parco, la cui unica colpa fu di esser nel posto sbagliato al momento sbagliato, e io impotente stramazzato al suolo, ferito e morto dentro.Allontano la mente da li: ora sento musica rap provenire dall'nterno dell' edificio abbandonato, luce fuoriesce da sotto la pesante porta metalicca. Il puzzo della fatiscenza è ovunque. Mi accosto e colpisco ritmicamente la porta fino a che un tizio si avvicina da dentro.- Ehi! Cazzo fai?Io aspetto senza rispondere... un secondo ed ecco l'energumeno infilare all'esterno una pistola fuori, afferro con forza la mano ed entro colpendogli con violenza il naso con una testata; imbracciato il mio automatico da sotto lo spolverino, sventaglio una raffica freddando i ltizio; l'adrenalina pompa mentre rivolgo la mia attenzione agli altri all'interno della crack house.La risposta al mio fuoco è risibile: alcuni strafatti, terrorizzati, molti vedono bene il teschio dipinto sul mio giubbotto in kevlar, qualcuno mi spara quasi addosso, in due minuti sono tutti a terra ed io come avatar di morte mi aggiro tra loro.Ne sento mugolare uno moribondo, lo raggiungo e gli piazzo la canna di una delle mie semiautomatiche tra gli occhi- Noo, aspetta! Aspetta!!Implora e mi canta qualche nome e dritta per una prossima incursione, ringraziando il bastardo pongo fine alle sue sofferenze premendo il grilletto. Prendo tutti i soldi che posso portare con me e un paio di AK-47, brucio la merda bianca e le attrezzature dell'impianto di produzione e mi allontano prima di sentire il clamore delle sirene; con il fetore di sangue misto a  polvere da sparo nelle narici.A volte mi chiedo cosa sarebbe la mia vita senza la mia crociata, un'utopia: eliminare il crimine, tutto. Unico stimolo di un'esistenza grigia, non vendicare, ormai chi ha ucciso i miei l'ho ridotto a cibo per vermi; bensì punire... finchè ne avrò la forza, io... Frank Castle.Qualcuno a volte mi ha chiesto se ho ancora delle emozioni, oltre la rabbia e la pazzia. Non so, mi sento soddisfatto solo quando svolgo il mio lavoro.Non sono più capace di sorridere.Ho sete, nascondo la roba in uno dei miei rifugi e cerco un pub.Musica, gente allegra, il fine settimana è alle porte, mi siedo ed ordino una birra ghiacciata, che inizio a sorseggiare. Poi la vedo. In una rivista una foto di una donna sorridente, una pubbicità. E' così simile alla mia Maria... mi sento sciogliere qualcosa dentro, qualcosa che non capisco; poi la rivedo ancora una volta a terra crivellata dai proiettili. Stò per gridare, esco, nervoso.Mi sento gli occhi umidi, qualcosa mi deve esser finito negli occhi, prima... rabbrividisco un attimo mentre mi chiudo ancor più nel mio impermeabile nero. Mi allontano, pensando al mio dovere.S'è alzato un vento gelido.Liberamente ispirato a The Punisher, Marvel Comics