Da qualche ora sono perplessa, mi guardo in giro, leggo, sento molta attenzione su alcuni fatti, storie della vita, storie vere, probabili improbabili chissà, sembra di essere in una centrifuga, un frullatore che gira veloce, un frullatore dove non si vedono le sostanze da frullare, un frullato di frutta senza frutta, forse un frullato di aria, ma aria pesante. Quando l'aria è pesante significa che attorno a noi c'è il vuoto, ma non solo, c'è un vuoto sconosciuto, più sconosciuto di tutti i vuoti che abbiamo mai incontrato prima nelle nostre esistenze, non è difficile riempire quei vuoti, si è fatto sempre, si è sempre trovato il modo di farlo, siamo capaci di riempire vuoti, noi, ma non siamo ancora capaci di essere vuoti, questa è la realtà, non siamo ancora pronti a contenere e accogliere nuove sostanze nelle nostre coppe, piene del nulla. Sappiamo molto bene, guardare, rigirare giudicare quelle coppe, soprattutto quelle degli altri, ma non sappiamo che siamo coppe, contenitori, strumenti, siamo in un gioco, il gioco della vita, crediamo di conoscere le regole, qualcuno di insegnarle, molti hanno barato e barano ancora, molti raccontano storie delle loro vittorie in campo o sconfitte, meritate o meno, abbiamo letto quattro notiziucole o tattiche e tecniche di gioco, crediamo di sapere, di essere protagonisti, partecipi, artisti e quanto altro, ma se ci guardassimo dall'alto come si guarda un formicaio, vedremmo solo un gran movimento, che mentre per le formiche ha uno scopo, per noi questo scopo è completamente oscuro. Nessuno che sia oggi su questa terra ha la più pallida idea di nulla, eppure il senso d'umiltà, che diamo alle nostre parole e alle nostre azioni è zero. Noi oggi visti dall'alto siamo zero, ma da qui ci diamo un valore ed una valenza incommensurabili, come lo è l'universo, non più di quanto un granello di sabbia sappia di essere una spiaggia. Qualcuno o qualcosa ci sta chiamando invocando da qualche parte, ma come per il formicaio nessuno ascolta sente. Queste mie parole sono mie solo in quanto trascritte da me, ma non mi appartengono, non sono espressione del mio valere essere o apparire, non sono identificate con me o con un'idea di me, non rappresentano quello che ho fatto o non fatto, come ho giocato e partecipato al gioco, sono parole di qualcuno che ci vedesse dall'alto per la prima volta, le tentazioni di chi leggesse di praticare istintivamente, mentalmente, o con qualunque altra parte di sè, un commentare o un giudicare personalizzato a chi le riporta, sarebbe solo uno stare nel solito nostro gioco esteriore, di frammenti che si muovono casualmente, senza sapere perchè e dove vanno, guardiamolo questo gioco, se proprio non ci riesce altro guardiamolo in diretta e lasciamo che venga guardato da tutti, vediamo se riusciamo ad essere altro, perchè scrivo questo oggi? perchè questo mi è arrivato da qualche parte, io riporto solo, poi, ripeto, non ci freniamo, facciamoci vedere cosa siamo, cosa possiamo esprimere alla luce di questo. Noi ancora non siamo niente e nessuno, solo un piccolo puntino invisibile nello spazio infinito, e non sappiamo neanche se poi quello spazio esista davvero, perchè crediamo talmente in quello che vediamo, da mostrarci sapienti e saggi. Ma a che gioco giochiamo?
La folle vita di un formicaio folle
Da qualche ora sono perplessa, mi guardo in giro, leggo, sento molta attenzione su alcuni fatti, storie della vita, storie vere, probabili improbabili chissà, sembra di essere in una centrifuga, un frullatore che gira veloce, un frullatore dove non si vedono le sostanze da frullare, un frullato di frutta senza frutta, forse un frullato di aria, ma aria pesante. Quando l'aria è pesante significa che attorno a noi c'è il vuoto, ma non solo, c'è un vuoto sconosciuto, più sconosciuto di tutti i vuoti che abbiamo mai incontrato prima nelle nostre esistenze, non è difficile riempire quei vuoti, si è fatto sempre, si è sempre trovato il modo di farlo, siamo capaci di riempire vuoti, noi, ma non siamo ancora capaci di essere vuoti, questa è la realtà, non siamo ancora pronti a contenere e accogliere nuove sostanze nelle nostre coppe, piene del nulla. Sappiamo molto bene, guardare, rigirare giudicare quelle coppe, soprattutto quelle degli altri, ma non sappiamo che siamo coppe, contenitori, strumenti, siamo in un gioco, il gioco della vita, crediamo di conoscere le regole, qualcuno di insegnarle, molti hanno barato e barano ancora, molti raccontano storie delle loro vittorie in campo o sconfitte, meritate o meno, abbiamo letto quattro notiziucole o tattiche e tecniche di gioco, crediamo di sapere, di essere protagonisti, partecipi, artisti e quanto altro, ma se ci guardassimo dall'alto come si guarda un formicaio, vedremmo solo un gran movimento, che mentre per le formiche ha uno scopo, per noi questo scopo è completamente oscuro. Nessuno che sia oggi su questa terra ha la più pallida idea di nulla, eppure il senso d'umiltà, che diamo alle nostre parole e alle nostre azioni è zero. Noi oggi visti dall'alto siamo zero, ma da qui ci diamo un valore ed una valenza incommensurabili, come lo è l'universo, non più di quanto un granello di sabbia sappia di essere una spiaggia. Qualcuno o qualcosa ci sta chiamando invocando da qualche parte, ma come per il formicaio nessuno ascolta sente. Queste mie parole sono mie solo in quanto trascritte da me, ma non mi appartengono, non sono espressione del mio valere essere o apparire, non sono identificate con me o con un'idea di me, non rappresentano quello che ho fatto o non fatto, come ho giocato e partecipato al gioco, sono parole di qualcuno che ci vedesse dall'alto per la prima volta, le tentazioni di chi leggesse di praticare istintivamente, mentalmente, o con qualunque altra parte di sè, un commentare o un giudicare personalizzato a chi le riporta, sarebbe solo uno stare nel solito nostro gioco esteriore, di frammenti che si muovono casualmente, senza sapere perchè e dove vanno, guardiamolo questo gioco, se proprio non ci riesce altro guardiamolo in diretta e lasciamo che venga guardato da tutti, vediamo se riusciamo ad essere altro, perchè scrivo questo oggi? perchè questo mi è arrivato da qualche parte, io riporto solo, poi, ripeto, non ci freniamo, facciamoci vedere cosa siamo, cosa possiamo esprimere alla luce di questo. Noi ancora non siamo niente e nessuno, solo un piccolo puntino invisibile nello spazio infinito, e non sappiamo neanche se poi quello spazio esista davvero, perchè crediamo talmente in quello che vediamo, da mostrarci sapienti e saggi. Ma a che gioco giochiamo?