A Me. A Te. A Noi.

Ti ricordo, così, con il maglione nero e giallo a righe.


Non so quanto tempo sia passato, mesi, sicuramente. Probabilmente è passato quasi un anno. Forse non un anno intero, ma quasi.Era primavera, di questo sono certa. Estate non ancora, ma sicuramente era primavera. Io direi che eravamo verso marzo. O aprile. O in realtà importa anche poco quando eravamo, perchè tanto ho avuto un ricordo che mi si è piantato in testa e penso non se ne andrà più.Se dovessi dire quando era in base a come mi batte il cuore potrebbe essere anche dieci minuti fa. Hai presente quei ricordi che puoi riviverli anche dieci anni dopo ma ti danno sempre la stessa emozione? Ecco, così.Sfogliavo noiosamente una rivista. Oggi è stata una giornata infernale al lavoro, è stata così piena da non avere tempo di pensare. Quindi, una volta a casa, è stato facile fare questa cosa del guardare annoiata una rivista. È una cosa che non faccio mai, ma certe volta c'è bisogno di svuotare la mente. Mi capita sotto gli occhi una foto di Robert Downey Junior e, in modo istantaneo, il mio cervello ha rivissuto nitido quel momento. In quella primavera.Eravamo in uno dei nostri tanti viaggi, una sera, tornando indietro verso casa. Ci eravamo svegliati insieme al mattino, la colazione, James Blunt. I nostri viaggi duravano tanto e parlavamo di tante cose. È stato così, alla fine di una lunga conversazione lavorativa su qualche stran a e pazza idea, che io mi sono girata a guardare fuori dal finestrino. Tu hai continuato a guidare. Una mano sul volante, una mano sul cambio. Una canzone in sottofondo. Mi sono rigirata verso di te e lì ti ho visto. Avevi i capelli in aria, un po' scompigliati. Non scompigliati come normalmente te li scompigliavi con il gel, erano scompigliati. Punto. Corti. Continuavi a guidare e io ti ho guardato serio alla guida, serio più perchè stavi ancora rimuginando su quello che avevamo detto che perchè eri concentrato alla guida. Mi sono girata e ti ho visto, in quel maglioncino a righe nero e giallo, ti prendevo in giro chiamandoti ape, ma mi piaceva. In quel preciso istante, così come lo rivivo ora, io ti ho visto e ho detto dentro di me: " come sei bello, A.! Sì, come sei bello!". E ti ho abbracciato. Forte e in silenzio. Mentre ancora mi ripetevo "come sei bello, A. Ti amo"