Brindisi Plaza

In memoria del Pirata


22 aprile 1984…Marco Pantani, di Cesenatico vince la sua prima tappa da dilettanti a Case Castagnola.Dieci anni dopo, Giro d’Italia 1994. Merano. E’ qui che nasce la leggenda.Tappa  Linz-Merano, Chiappucci intesta fatica e Marco decide che è ora, che è ora di far vedere a tutti che la strada sale e come lui non ce n’è.Il giorno dopo la conferma, vince in discesa all’Aprica la tappa con il mitico Mortirolo davanti all’immenso Indurain.L’apice della sua carriera arriverà nel 1998, con le schiaccianti vittorie al Giro e al Tour.Ma non ho intenzione di parlare di cio che ha vinto e di cio che gli e stato tolto. Voglio parlare di quanto una sola persona sia riuscita a cambiare in me e in tutto il mondo l’opinione su uno sport, che sembrava ormai in declino.Penso che sia giusto, quindi, parlare di Marco tramite parole di chi gli è stato vicino in un modo o nell’altro…….-  Davide Cassani E’ stato grandissimo e per merito suo tanta gente è salita in bicicletta e si è avvicinata a questo sport. Qualcuno nel mondo del ciclismo l’ha aiutato, altri invece no. Quel che ha fatto rimarrà per sempre nella storia dello sport, è stato il più grande campione italiano degli anni Novanta, non solo nel ciclismo. - Davide De Zan ....Chi gli ha voluto bene, e sono davvero in tanti, se lo ricorderà così: con quella sua voglia di vivere, di vincere,di credere all’ impossibile e di realizzare, di correre oltre la forza di gravità, di sfidarla come nessuno, di aprirsi la strada in mezzo a mille tifosi, lì solo per lui magari da ore, se non dal giorno prima, giusto per vederlo passare anche solo un secondo, per dedicargli un applauso, per urlargli un "Dai Marco!". Di lui ci rimane il mito, le vittorie straordinarie che ha saputo conquistare: l’Alpe Duez , il regno degli scalatori, poi il Giro d’ Italia il Tour de France. Pantani vinceva a modo suo, in modo diverso, unico: aveva fantasia, coraggio, amore per l’ impresa. Ti faceva battere il cuore, ti coinvolgeva e ti lasciava spesso con le lacrime agli occhi, perché sapevi che ogni volta la sua capacità di osare e di soffrire l’ avrebbe portato a realizzare ciò che nessuno credeva possibile.[...] L’ hanno buttato per terra mille volte con la sua bici, quella sfortuna sembrava seguirlo ovunque, dietro ogni curva, gli hanno spezzato una gamba che ci voleva un ferro lungo più di 30 cm per tenerla insieme. Eppure, ogni volta, lui ti insegnava che ci si può rialzare se ci credi veramente nulla ti può fermare, ogni volta puoi tornare a correre più forte di prima. E’ per questo che la gente lo amava. Lui, lui ti faceva sognare, anche quando era fuori dalle corse riusciva a trovare il modo di sorridere, scherzare, cantare. Come quel Giro che iniziava ogni giorno con la sigla interpretata da lui, che in corsa non ci poteva essere per le fratture alla gamba. Corridore, personaggio, tenace sulla bici e fragile nell’ animo. Durissimo con se stesso e generoso con gli altri. Tutti lo chiamavano il Pirata per quella sua bandana che gettava al vento come gesto di sfida prima dell’ attacco. I francesi ce lo invidiavano, avrebbero fatto carte false per averlo uno così. Ma lui era romagnolo e si vedeva, lui era il Pirata e il suo cuore batteva forte, là in alto, dove la terra si avvicina al cielo, prima di volarci dentro e lasciarci qui a guardarlo un po’ più soli a pensare con un dolore forte nello stomaco quanto ci mancherà. - Fabiano Fontanelli Caro Marco, Tu sai benissimo che io con la salita non ho mai avuto un buon rapporto. Quella che mi hai lasciato è la più dura mai affrontata da quando Ti sei allontanato ed uso il termine allontanato non a caso, perché era una Tua caratteristica quella di sparire per brevi periodi, per poi ritornare e sparire di nuovo… Ed io a chiedermi se avevo sbagliato qualcosa, se avevo parlato troppo, se… Poi improvvisamente passava tutto. Non era facile volerti bene, era impossibile non volertene. Tu sai che, oltre a litigare con le salite, mi capita spesso di litigare anche con le parole. Non puoi neanche immaginare quante ne sono state spese a proposito e più spesso a sproposito e, ancor più grave, quante ne dovremo ancora sentire: nulla è mai stato facile per Te. Quel successo planetario che hai avuto lo hai pagato ad un prezzo troppo alto. Mi resta la bellezza dei Tuoi rari (e per quello più preziosi) sorrisi e lo sguardo dei tuoi occhi che valeva più di mille parole, il cameratismo, l’amicizia ed i tanti ricordi. Dimenticarti sarà impossibile. Adesso la pianto. Non vorrei che la cosa Ti piacesse poco. Tu sei già molto lontano e questa salita è davvero dura… troppo dura per me e soprattutto per i tuoi cari, per i quali sarà interminabile. Ciao amico mio, ci vediamo al prossimo traguardo insieme alle migliaia di amici e tifosi ai bordi delle strade per vederti, incitarti. Saranno sempre idealmente con Te. Nel loro e nel mio ricordo vivrai per sempre.    Parole che parlano da sole….compagni, amici, giornalisti che lo amavano come ciclista ma soprattutto come uomo.Non era per tutti cosi…c’era chi voleva che Marco non vincesse non emozionasse non scattasse non facesse mangiare la polvere a tutti….e questo Marco lo sentiva….lo sentiva profondamente, e cio si capisce nella sua ultima lettera:  Aspetto con tanta verità ….sono stato umiliato per nulla e per quattro anni sono in tutti i tribunali.Ho solo perso la voglia di essere come tanti altri sportivi ma il ciclismo ha pagato molto e molti ragazzi hanno perso la speranza nella giustizia e io mi sto ferendo con la deposizione di una verità sul mio documento perche il mondo si renda conto che tutti i miei colleghi hanno subito umiliazioni in camera con telecamere nascoste, per cercare di rovinare molti rapporti tra le famiglie….dopo come fai a non farti male.Io non so come mai mi fermo, in casi di sfogo, come questo…Mi piacerebbe che io so di non aver sbagliato con prove….Ma solo quando la mia vita sportiva soprattutto privata è stata violata ho perso molto e sono in questo paese con  la voglia di dire ASTA LA VITTORIA è sempre un grande scopo per uno sportivo…Ma il più difficile è di avere dato il cuore per uno sport con incidenti e infortuni e sempre sono ripartito….Ma cosa resta se tanta tristezza e rabbia per le violenze che la giustizia a te ti è caduta in credere?Ma la mia storia spero che sia d’esempio per gli altri sport….che le regole ci siano ma devono essere uguali per tutti . non esiste lavoro che per esercitare si deve dare il sangue e i controlli di notte a famiglie di atleti.Io non mi sono sentito più sereno di non essere controllato in casa, in albergo da telecamere e sono finito per farmi del male…per non rinunciare alla mia intimità che la mia donna e gli altri colleghi hanno perso, e molte storie di famiglie violentate.MA ANDATE A VEDERE COSA E UN CICLISTA….e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza per cercaredi tornare con i miei sogni di uomo che si infrangono con droghe….ma dopo la mia vita di sportivo.E se un po umanita fara capire che con uno sbaglio vero si capisce e ci si batte che per chi ti sta dando il cuore.Questo documento è verita e la mia speranza e che un uomo o una donna vero legga o si ponga in difesa di chi come voleva dire al mondo regole uguali per sportivi uguali.E non sono falso. Mi sento ferito e tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare.Solo un ‘altra frase…. “…non c’e niente da fare… quando la strada si rizza sotto i pedali Pantani è il piu forte”  A. DeZan