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Marco Pantani: Un mito senza tempo


Troppo facile parlare adesso, che sono passati tre anni. Troppo facile ricordarlo con un sorriso o con il rimpianto di aver perso un campione. Troppo facile osannare Marco Pantani per chi gli ha voltato le spalle dopo quel maledetto giorno del giugno 1999. Ma per chi lo amato sempre, per chi ha pianto quando ci ha lasciato nella notte del 14 febbraio 2004 non è facile dimenticare quelle gesta da eroe fragile quale lui era. Ci ha lasciato nel giorno in cui si celebra l’amore eterno, ed eterno sarà dentro di chi ha amato Pantani il ricordo delle sue vittorie in bicicletta.Pantani era un uomo debole e gracilino, ma quando saliva sulla sua bicicletta si trasformava in un eroe invincibile, scalava quelle grosse montagne con una facilità disarmante agli occhi di noi comuni mortali. Ullrich, Armstrong, Indurain, anch’essi mostri sacri del ciclismo, non potevano fare nulla quando “il Pirata” decideva che era ora di attaccare. A loro malgrado potevano solo assistere alla furia di quel ragazzino venuto dalla piccola Cesenatico per riscrivere la storia del Ciclismo mondiale, lo stesso ciclismo che gli voltò le spalle quando era in difficoltà e che lo ha perso per sempre. Ma oggi non lo vogliamo ricordare per la sua tragica morte, oggi ci piace  ricordarlo per quello che è stato: un mito senza tempo.