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Prodi, i dissidenti e la sindrome di Tafazzi


Ieri sera il Presidente del Consiglio Romano Prodi si è dimesso. La discussione sulla politica Internazionale proposta dal Ministro degli Esteri Massimo D’Alema non è passata al Senato per soli due voti. Adesso si va a cercare il responsabile di questa debacle incredibile di ieri pomeriggio. Hanno puntato il dito contro Andreotti (e te pareva che “L’Higlander” della politica italiana non ci mettesse lo zampino) il quale si è astenuto, si dà la colpa ai due “dissidenti” della cosiddetta “Sinistra radicale”, Ferdinando Rossi (Comunisti Italiani) e Franco Turigliato (Rifondazione),anch’essi astenutisi dal voto. Ma è veramente così? Si può dare solo la colpa della fine del Governo Prodi al voto di ieri? A malincuore non credo proprio! Purtroppo siamo stati abili a metterci la zappa sui piedi più di una volta da quando siamo al governo: dalla discussione accesa sul TFR alla Manifestazione di Vicenza passando per la Finanziaria e i Dico. Nella coalizione di maggioranza non c’è mai stata omogeneità di pensiero, questo lo si sapeva già dall’inizio, era normale poiché ci sono troppe correnti di pensiero differenti nell’Unione, ma nessuno si poteva immaginare che questo governo facesse come a Tafazzi*, il masochista per antonomasia (*Tafazzi era un personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo il quale si buttava in continuazione una bottiglia sulle parti intime). Infatti ad ogni accenno ad una disparità di idee nella maggioranza si creava un parapiglia di proporzioni macroscopiche, a vantaggio dell’opposizione che doveva solo prenderne atto di questa situazione per gettare benzina sul fuoco.Io mi auguro che non si commettano più errori di questo genere nel secondo Governo Prodi, ammesso che ci sia questo nuovo governo, perché sarebbe un’ennesima mancanza di rispetto verso gli elettori che credono ancora nel progetto dell’ Unione di dare una svolta a questo Paese che non ne può più di questi ribaltoni politici.