Brindisi Plaza

11 gennaio 1999...volta la carta e siamo al 2009


"La musica? Mi sedusse un pò alla volta, come una troia prudente. Cominciò con qualche mormorio fioco, poi divenne balbuzie e piano piano acquistò la franchezza di un linguaggio che, per quanto elementare, era comunque il mio. Ma la musica fu anche una necessità. In famiglia tutti si esprimevano in modo non truccato, in assoluta coerenza con le scelte di ciascuno: l'avvocatura, il management, la politica, l'insegnamento. Io non ero capace di esprimermi a quei livelli, con quel misto di vocazione genuina e, si dice oggi, di professionalità. E così scelsi la prestidigitazione. Scoprii che, se prendevo una chitarra, la suonavo meglio di tutti, e stupivo gli altri più che con un tema di classe. Ed ero esonerato dai loro cerimoniali, perchè a un musicista nessuno rimprovera di essere un tipo ruvido, chiuso in se stesso, o di mangiare con le mani. A un avvocato o a un insegnante si." Fabrizio De Andrè Ho voluto fare un post dedica con le sue parole....Con le parole di un cantautore...come lui si definì. A detta di tutti era superiore ad un cantautore qualsiasi, era in fin dei conti un poeta, anche se lui disse, in una delle sue rare interviste: "Benedetto Croce diceva che, fino all'età di diciotto anni, tutti scrivono poesie; dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle solo due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore." Lui manca alla musica e alla cultura italiana come il pane...Ma forse dopo la sua morte ci si è accorto dell'immenso valore che la sua musica possedeva. E' stato geniale, trasgressivo, chiuso, molto insicuro nella realizzazione delle sue opere...Ma tutto questo insieme di sensazioni, tutto il suo carattere sempre in direzione ostinata e contraria lo ha reso un personaggio unico, talmente grande da non potergli dare una giusta misura...D'altronde era e sarà sempre Fabrizio De Andrè