L'Anticonformista

INDIMENTICABILE TOTO'!


In mattinata nacque uno dei massimi esponenti dello spettacolo globale, se non l'unico: il marchese Antonio De Curtis in arte "Totò". Mi limito a precisare che non sono un suo fan. Non conosco tutti i suoi film tranne qualcuno più famoso, nè ho letto le varie opere da lui scritte. Ma merita un ricordo per rispetto a quelli che lo amano e perchè con le sue macchiette, recitazioni, battute, poemi, canzoni ha inventato una comicità spontanea di stampo prettamente partenopeo, che si è esteso e materializzato nel vocabolario comico dei "modi di dire e fare" di noi italiani. Ha divertito intere generazioni con le sue gags e  che diverte ancora oggi. Un personaggio e un autore veramente atipico, unico nel suo genere che ha dato lustro alla nostra nazione competendo benissimo con comici d'oltre oceano. Uomo dai tratti non tanto affascinanti quanto dall'animo gentile, generoso e benefattore. Amante delle belle donne che per lui stravedevano. Indimenticabile!
La vita in breve: Nel rione Sanità, a Napoli, nasce Antonio De Curtis. E’ il 15 febbraio 1898. All'anagrafe viene registrato col cognome della madre, Anna Clemente, nubile. Il padre naturale era Giuseppe De Curtis, figlio di un nobile decaduto. Totò "cresce nella strada", tra i vicoletti scoscesi di Napoli, di gran lungo preferiti ai banchi di scuola, ed era già conosciuto col nome che poi divenne quello d’arte. Si dedica a piccoli lavori, e intanto si avvicina al mondo del teatro come semplice spettatore, ma tanto basta per essere affascinato da quell’arte. Il suo debutto avviene in uno dei piccoli teatri di Napoli nel 1913. Nella prima guerra mondiale parte volontario.  E’ proprio durante il servizio militare che per le vessazioni ricevute da un superiore, partorisce la famosa frase "Siamo uomini, o caporali?". Al termine della guerra torna al teatro. Il gruppo d’amici che più frequenta vede le presenze di Cesare Bixio, e dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo. Si trasferisce a Roma con la famiglia. Diventa un attore di primo piano. Incomincia così la sua scalata di un grande successo che lo ha portato fino al 15 aprile 1967, giorno in cui muore per attacco cardiaco.Il libro più famoso, oltre a capolavori cinematografici, è stata "A livella" i cui primi versi sono apparsi nel 1953 in appendice del libro Siamo Uomini o Caporali? e che poi venne ultimata e pubblicata come libro a sè nel 1964, contenente 26 poesie. La sua canzone più conosciuta e cantata è:MALAFEMMENA
Si avisse fatto a n'atochello ch'e fatto a mmest'ommo t'avesse acciso,tu vuò sapé pecché? Pecché 'ncopp'a sta terrafemmene comme a tenon ce hanna sta pé n'ommoonesto comme a me!... FemmenaTu si na malafemmenaChist'uocchie 'e fatto chiagnere..Lacreme e 'nfamità. Femmena,Si tu peggio 'e na vipera,m'e 'ntussecata l'anema,nun pozzo cchiù campà. FemmenaSi ddoce comme 'o zuccheroperò sta faccia d'angelote serve pe 'ngannà... Femmena,tu si 'a cchiù bella femmena,te voglio bene e t'odionun te pozzo scurdà... Te voglio ancora beneMa tu nun saie pecchèpecchè l'unico ammoresi stata tu pe me... E tu pe nu capricciotutto 'e distrutto,ojnè,Ma Dio nun t'o perdonechello ch'e fatto a mme!...