L'Anticonformista

Il ticchettio dell'orologio


E' difficile, abituati come siamo a una vita fin troppo piena di rumore, avere l'occasione di avvertire il ticchettio dell'orologio, tuttavia qualche volta capita di ascoltarlo. A me è capitato di farci caso con attenzione particolare in una notte d'insonnia. Ricordo che, già innervosito, avvertivo il ticchettio dell'orologio come un suono orribile, fortissimo, angoscioso. Cercando di non pensare alla mia inquietudine, avevo trasferito senza accorgermene, anzi malauguratamente, la mia ansia, nel suo incessante ticchettio. Nel silenzio assorto della notte il rumore dell'orologio scandiva il tempo a ritmo serrato, inconsulto, folle. Dovetti alzarmi e portare l'orologio fuori della mia stanza, ma ormai questo ticchettio assordante mi si era impresso nell'orecchio ed era avvertibile anche senza la sua reale presenza . Nella strana lucidità della veglia, avvertendo sempre il ticchettio ormai solo irreale, mi ero messo a pensare, per dimostrarmi, a come l'orologio che segna instancabilmente la misura del tempo, sia una voce meccanica sovrapposta a quella della natura. Pensavo a quanto erano più belle le meridiane e le clessidre rispetto alle molle e ai bilancieri. Pensavo alla differenza fra il tempo antico e quello moderno, a tutto vantaggio della civiltà del passato dato l'assurdo intercalare dello stress e della pazzia dei tempi moderni. Il ticchettio insistente, ossessivo, creato dalla mia mente, continuava ancora: vedevo lamine di luce occhieggiare dagli interstizi della tapparella. L'alba mi trovò sveglio, stanchissimo, impegnato in strane elucubrazioni sulle categorie dello spazio e del tempo. Il tempo mi sembrava una malattia, della quale soffriamo tutti noi viventi;e in questa malatttia l'orologio è il termometro. Meditavo cose senza senso. Sarebbe stato forse meglio non sapere quanto fosse la nostra febbre e non seguire la lancetta inesorabile, implacabile, che denuncia lo scorrere del tempo e vivere alla giornata, in un dolce alternarsi di notti e di giorni. La vita moderna non ci permette tutto questo e ci costringe, ci incornicia in una misura determinata da quell'orribile ordigno che è l'orologio. Appuntamenti, impegni, tutto il lavoro, la vita, lo studio, tutto è regolato dalla lancetta dell'orologio. Altre erano le ore della mia infanzia. C'era un orologio nella cucina e per me rappresentava un amico al quale erano feticisticamente legato, attribuendogli un'anima secondo l'animismo tipico dei bambini e dei primitivi. Allora non conoscevo l'importanza e la schiavitù del tempo frazionato in ore, minuti e secondi. Per me la sveglia era un cipollone amico del quale via via avevo imparato a leggere i numeri e a distinguere l'ora, ben attento a non confondere la lancetta più lunga con quella più corta. E' stata una piacevole scoperta quella in fondo, come quella successiva dell'importanza data alla vita.