L'Anticonformista

19 Luglio


Questo giorno 19 del mese di luglio conserva ai posteri un vincolo che accomuna nel bene e nel male i due giudici collaboratori e soprattutto amici. Il 19 luglio del 1939 nasce a Palermo, Giovanni Falcone; esattamente cinquantatrè anni dopo, muore, sempre a Palermo, colpito dall'infamia della mafia, Paolo Borsellino.
Prima di Falcone c'era Chinnici, e prima di Chinnici, Terranova e Costa. Dopo Falcone venne Paolo Borsellino. Tutti questi uomini, individualmente considerati, non erano eguali fra loro. Commisero a volte degli errori, ciascuno i suoi; non furono infallibili, né ciascuno a suo modo, privi di debolezze umane. Ma tutti insieme servirono come pochissimi prima di loro la causa dei siciliani e di tutti gli italiani. Succedettero l’uno all’altro senza esitazione alcuna, inghiottendo le lacrime e il timore, prendendo senza indugio il posto del compagno morto. Ebbero il coraggio eroico delle battaglie e quello, ancor più grande, del comune dovere d’ogni giorno. Insegnarono coi fatti la dignità della vita.
Paolo Borsellino era il giudice che ha lottato contro la mafia e in certi casi contro lo Stato. Un uomo la cui integrità morale ha valicato gli schieramenti e fatto sì che sia la destra che la sinistra e soprattutto i giovani lo adottassero come bandiera dell'impegno contro la criminalità. Il giudice che ha conquistato l'affetto della gente e un posto riservato nella memoria della società civile. Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a casa di amici, Paolo Borsellino si reca nel quartiere dove vive sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione, con circa 100 kg di tritolo a bordo, esplode! Uccide oltre al giudice anche Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo. Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista Micromega, Borsellino parlò della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di "cosa nostra" e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.Per non dimenticare più che mai, e continuare a credere per lottare SEMPRE.