verba volant

Facciamo ordine. Corinzio


  
Quasi una Silvia leopardiana del quinto secolo avanti Cristo, una ragazza della cittàgreca di Corinto muore di malattia ancor prima di poter aspirare alle nozze. La sua nutrice neraccoglie i giocattoli e li pone in un cesto. Colloca quest'ultimo sulla tomba di lei, in suoricordo. Per proteggerlo dalle intemperie, copre l'umile monumento con una tegola. Con laprimavera, sotto il cesto spunta una pianta di acanto. Per giungere alla luce steli e foglieavvolgono il cesto elevandosi verso l'alto, fino a incontrare i bordi della tegola che licostringono a flettersi di nuovo verso l'esterno, assecondando la forma del tutto. A questopunto, passa di lì lo scultore e architetto Callimaco, altrimenti ricordato per soggetti qualiAfrodite e le Menadi. Egli rimane impressionato dal singolare spettacolo (genere et formaenovitate). A imitazione di ciò che ha visto (exemplar), tornato alla sua bottega disegna escolpisce il capitello corinzio. E studia le proporzioni del nuovo stile, che presto applicapresumibilmente a un tempio in costruzione. L'ordine architettonico riscuoterà tale successo,da affiancare e soppiantare i precedenti dorico e ionico per un lungo periodo della storiadell'arte. Dal nostro punto di vista, di rado tanti significanti e significati sono stati condensatiin un racconto così breve. Ed è difficile dissociarlo dall'interesse già mostrato dall'autore perla significazione e il linguaggio. Con una definizione deleuziana, si tratta di un vera e propriamacchina significante.Non meno del frammento di Eraclito su citato, la narrazione vitruviana è immersa inuna vaga atmosfera misterica, di cui alcuni elementi - ad esempio, quello comune del gioco odei giocattoli - sfuggono alla nostra immediata comprensione. Infatti, non mancano indizi diallusioni ai misteri orfici ed eleusini, entrambi permeati da una forte componente sotericadionisiaca. Così recita un frammento orfico (Otto Kern, Orphicorum Fragmenta, 31), sullacelebrazione dei misteri eleusini: "simbolo: sopra, sotto... e ciò che ti fu dato offrire... gettarlonel paniere... pigna, trottola, dadi... specchio". Nel secondo libro del suo Protrettico, ClementeAlessandrino integra l'elenco. I balocchi rituali erano: una pigna, un dado, una palla, unatrottola, dei pomi, un tamburo, uno specchio, un vello presumibilmente di agnello o dicapretto. Superfluo, in questa sede, indugiare sui singoli significati o magiche funzioni. Bastirammentare che Eraclito discendeva da una famiglia depositaria del culto di DemetraEleusina. E che una chiave interpretativa va cercata nel bilinguismo di Vitruvio e della culturagreco-romana. Tenendo conto del fatto che il filosofo di Efeso aggiunge "Di un fanciullo è ilregno", l'eterno fanciullo può essere identificato con Dioniso. E la protagonista assente diVitruvio, morta prima del tempo, può facilmente evocare Kore, figlia di Demetra a lungocontesa fra la dea madre e il dio dei morti (in greco, kórê sta anche per semplice "ragazza";Persefone o Proserpina è la divina fanciulla, poi divenuta regina dei morti).Il cesto di giocattoli può essere allora interpretato quale offerta votiva della nutrice, perraccomandare l'anima della defunta alle forze degli inferi. E la pianta di acanto come segnodella natura, che l'offerta è stata ben accolta, a riparazione dell'ingiustizia commessa da unamorte estemporanea. Per parte sua, lo scultore e architetto non fa che riprodurre e moltiplicareall'infinito l'evento, astraendolo e iscrivendolo nell'ordine rappresentativo del sacro. A benvedere, il procedimento è comunque inverso rispetto al ruolo riduttivo assegnato da Platonealla poesia e all'arte. Di più, la nutrice pietosa, la natura vitale e l'artista di genio, ciascuno persuo conto formano una catena di portatori di significanti-significati solidale contro la sortespietata e la corruzione del tempo. Per dirla con Vitruvio, qui finalmente si incontrano vestigianaturae e vestigia hominum, tracce della natura e orme degli uomini. Ma solo l'artista giunge arealizzare il mandato del senso, decodificandolo e riformulandolo in un messaggio duraturobenché emblematico. Un round aggiudicabile ad Aiôn/Dioniso, nell'incerto combattimento colsuo rivale il chrónos. Probabilmente non a caso, non sapendo ancora bene come farlo, i primicristiani raffigureranno nelle vesti di Orfeo o di Dioniso proprio Gesù. Colui che nel raccontoevangelico (Marco, I, 15), agli esordi della sua predicazione, aveva dichiarato agli apostoli: "Iltempo (kairós) è compiuto".