Bruna Verdone

LA FELICITA' S'IMPARA


 
 Non è uno stato di grazia, né il talento innato di chi sa come reagire ai colpi della vita. Ma un'arte sapiente. Che si può apprendere. Una ricerca scientifica sulla felicità? Strana idea. Ma gli americani, si sa, riescono a fare statistiche su tutto. E a dimostrare che per ottenere qualcosa basta volerlo. Lo proverebbero le risposte dei cinquemila volontari che si sono offerti come cavie per misurare, nell'arco di dieci anni, le variazioni del loro "quoziente di contentezza". Risultato: tutte le persone che all'inizio della ricerca si erano dichiarate felici, hanno confermato il loro stato d'animo a distanza di molto tempo. Anche dopo aver subito torti e colpi bassi dal destino. Conclusione dei ricercatori: esiste una predisposizione alla felicità. Non si tratta di un talento innato. Per poter leggere la partitura delle emozioni e imparare a destreggiarsi tra le difficoltà della vita, bisogna impegnarsi. Questa almeno è la tesi di Intelligenza emotiva (Rizzoli) di Daniel Goleman, professore di psicologia ad Harvard, secondo cui la felicità sarebbe una "inclinazione biologica", come l'amore, la tristezza, la paura. Non abita tra le stelle, ma nel nostro cervello, in un insieme di circuiti neurologici chiamato amigdala, che controlla le funzioni emozionali. In alcune persone questi circuiti sono "manomessi" da un eccesso di razionalità: sono gli infelici, che Goleman divide in Sopraffatti (non hanno controllo sulle emozioni) e Rassegnati (si controllano ma non reagiscono agli stimoli). Invece gli Autoconsapevoli dominano le emozioni senza bloccarle. Persone particolarmente intelligenti? No, dice Goleman: l'intelligenza razionale non basta per essere felici o amati. L'intelligenza emotiva (che si può imparare) è la capacità di prevedere e controllare gli impulsi, incanalandoli nella giusta direzione. Nessuno può essere felice senza imparare ad ascoltare gli altri e le loro emozioni. Una ricetta troppo facile? In realtà la felicità che toglie il fiato non possiamo costruircela. Però, ed è quello che sosteneva anche Freud, ci sono persone che la felicità sanno cercarla (e spesso la ottengono) e altre che si rifiutano inconsciamente di vivere esperienze positive, convinte che per ogni piacere goduto ci sia un prezzo da pagare: preferiscono una vita mediocre agli alti e bassi delle emozioni. Allora forse è vero, come sostiene il professor Salvatore Natoli, filosofo e autore di La felicità (Feltrinelli) che quello stato di grazia ce lo può regalare solo il destino. Ma lo stesso Natoli aggiunge: "È saggio pascersi delle piccole felicità e trovare pienezza nella ricchezza del quotidiano". di Giulia Giacomini