Pensieri e parole

cose che sai,che ti dovevo...


Poco tempo fa ho perso il mio cane.E' morto, anzi, io ho deciso di farlo sopprimere. Per il suo bene, si dice così, ma non ne sono poi più tanto sicura. Aveva da tempo problemi fisici, anche perchè non più giovane; sicuramente se avessi agito con più fermezza e prima lei sarebbe forse ancora con me.Ero a casa con i bimbi, una sera di primavera, guardavamo la tv in abbigliamanto pre-nanna, avevamo cenato e portato fuori i cani per i bisogni. Mi accorsi subito che Bolla, il mio pastore tedesco stava male: voleva uscire di nuovo, aveva conati di vomito, senza però produrre niente; così subito capii che era l' ennesima torsione dello stomaco che la opprimeva. Subito provai sconforto: ero stanca ogni volta di correre dal veterinario ad ore assurde per ficcare in gola e poi fino in fondo allo stomaco un tubo di plastica che avrebbe dovuto liberare l'addome di Bolla dai gas e dal cibo rimasto, anche perchè non credevo fosse la soluzione ma solo un rimedio momentaneo, doloroso e umiliante per lei.Non ne potevo più di quel supplizio, che Bolla rassegnata, accettava di buon grado quasi per far piacere a me.Così anche quella sera mi preparai ad intervenire, anche se dentro me c'era qualcosa che mi faceva rallentare i tempi e le decisioni. Uno sguardo di mia figlia mi fece capire che quell'idea orrenda che mi aveva sfiorato: fingere di non essermi accorta dell'emergenza, lasciar passare tempo, aspettare che tutto si risolvesse da sè (pura illusione) era da abbandonare altrimenti avrei dimostrato di non sapermi occupare, di non essere in grado di accudire, di gettare la spugna troppo presto, di non lottare fino in fondo per il bene di un mio famigliare.Figli, marito, cane o gatto per noi non cambia siamo tutti parte della famiglia.Lessi negli occhi di Arianna un'accusa grave e una grande delusione, così telefonai a mio marito, il quale ogni sera lavora, per un consiglio perchè almeno lui mi dicesse cosa fare, mi desse una scossa:ma non poteva aiutarmi.Nel frattempo non volevo allarmare il piccolo Tommi sulla situazione di Bolla, mentre Ari, che capiva benissimo, mirassicurò sul fatto che a casa c'era lei e aveva tutto sotto controllo, insomma di prendere sto benedetto cane e fare come sempre il possibile per salvarlo.Era già successo 5 o 6 volte e dalla seconda recidiva capimmo che questa patologia prima o poi ci avrebbe portato via Bolla.Molte volte durante questi mesi mi chiedevo quando avrei passeggiato per il borgo con lei, quante volte ancora avrebbe rincorso i gabbiani sulla spiaggia, se saremmo andate di nuovo alla strapatente o a pian marino insieme...sfortuna volle che quella sera il veterinario non ci fosse.Mi prese il panico, ormai avevo deciso di agire, ma a chi rivolgermi?Era ormai notte fonda: andai con Bolla in auto giù da mio marito, e cercammo insieme di praticare la tecnica del tubo, con poco successo e molta ansia; avevamo il terrore di peggiorare la situazione, ma non c'era molto tempo.L'addome di Bolla continuava a dilatarsi. Finalmente dopo altri tentativi riuscimmo nell'intento, e Bolla si sentì un po' meglio, come noi!Sapevo che non era finita così; il mattino seguente, molto presto, lei venne vicino al mio letto per chidere aiuto, con lo stesso problema.Stavolta ci mobilitammo subito ma, il veterinario non era ancora tornato.Cercammo altri ambulatori e cliniche veterinarie, spiegammo il problema scegliemmo il più vicino perchè il tempo era al limite.Fabio fece salire Bolla nel bagagliaio e io non mi resi conto che sarebbe stata l'ultima volta.Un'ora dopo ricevetti la telefonata più brutta della mia vita, che mi scaricava addosso la responsabilità di decidere se tentare in exstremis un intervento, che non avrebbe garantito un esito positivo, oppure optare per una "dolce morte".Decisi in dieci secondi, perchè di più non mi fu concesso e scelsi ...una cosa che il solo pensiero mi procurò una fitta allo stomaco come se mi avessero ficcato un pugnale in pancia.In quel momentonon ragionai solo col cuore, pensai anche alle conseguenze del "dopo" ed egoisticamente decisi di liberarmi di un fardello diventato nei mesi passati, un peso di cui mi mancava la forza per sopportarlo.Quando chiusi la conversazione al telefono fui scossa da singhiozzi che sfociarono in un pianto irrefrenabile.Già pentita cercavo di convincermi che avevo fatto la scelta giusta.Mi rimane il rimpianto di non avela salutata adeguatamente, di non averla ringraziata per il  tempo trascorso con me, di averla rimpiazzata con un'idea di vita più comoda, più semplice, di averla messa via come una cosa che non serve più eppure poco prima era con me come sempre a confortarmi col suo dolce sguardo.Accarezzarla era per me come prendere un antidepressivo, nei momenti difficili mi salvava l'umore, ed io ho ripagato tutto questo con un tradimento!Vorrei poter avere il tempo di farmi perdonare e di abbracciare ancora una volta.... la mia buona compagna.