Iniziai ad avere le prime crisi bulimiche nel 1993. Avevo 16 anni. Ero un'adolescente in pieno conflitto con se stessa: studiosa, schiva, orgogliosa ma timida, matura (cresciuta a calci nel sedere in una famiglia iperprotettiva e ripiegata su se stessa) ma ingenua (perchè sempre chiusa nelle quattro mura di casa). Ero la classica ragazzina che alle feste veniva evitata, ma ero anche l'amica del cuore sempre comoda e disponibile e la figlia perfetta, disposta a far fare bella figura ai genitori in ogni occasione. Insomma, esternamente funzionavo come un orologio svizzero, ma intanto dentro di me covavo sentimenti negativi: rabbia, frustrazione, invidia. Osservavo attentamente le mie compagne e, nel paragonarle a me, le facevo uscire sempre vincenti. Mi apparivano costantemente più belle, più simpatiche, più brave e soprattutto accettate da tutti. Forse, anzi: niente forse! anch'io mi fermavo alla superficie...eppure mi sentivo perennemente fuori luogo, messa in disparte e, alla fine, sognavo soltanto di diventare come loro! In quell'anno feci gradualmente confluire la colpa di tutti i disagi che provavo: prima sul mio aspetto fisico e poi, in particolare, sul peso....Ma perchè? In casa l'argomento "cibo" era molto contrastante! Da un lato la massima: "Mangia che ti fa bene!" era utilizzata in modo eccessivo (il concetto di "sano" veniva associato automaticaamente al concetto di "in carne"), dall'altro, poichè i cibi preparati erano ricchissimi di condimenti e venivano consumati in maniera smodata, i miei genitori e mia sorella rasentavano l'obesità. Quando mio padre subì il primo infarto (nel '92) fummo tutti obbligati a cambiare registro. Mia madre e mia sorella, pian piano, si fissarono a tal punto con le diete da arrivare, di lì a poco, a parlare praticamente ogni giorno di calorie, quantità di cibo ingerito e peso segnato dalla bilancia.Di conseguenza si venne a creare una specie di "effetto yo-yo famigliare": eravamo tutti molto golosi e pigri e, dopo aver seguito la ferrea e triste dieta durante i giorni feriali, "recuperavamo" (tutti tacitamente concordi) la settimana di ristrettezze con una bella abbuffata domenicale...così tornava la serenità!Questi concetti e queste abitudini poco salutari si insinuarono nel mio cervello nello stesso momento in cui mi mi convinsi del fatto che le compagne che venivano più apprezzate erano quelle magre, carine e che si vestivano in un certo modo. Cominciai ad analizzare approfonditamente il mio aspetto fisico. NON MI PIACEVO AFFATTO!!Un giorno elencai su un diario tutti i difetti che in me non sopportavo più, col proposito di eliminarli o, per lo meno, di migliorarli nel più breve tempo possibile.Tra i difetti era compreso ovviamente il peso. A differenza dei miei famigliari non ero grassa, ma ero convintissima di avere qualche chiletto di troppo... così, tra le altre cose, cominciai ad irrigidire la dieta.Il gesto di specchiarmi divenne una vera e propria fissazione. In mutande e reggiseno, scrutavo a fondo la mia immagine riflessa e mi guardavo sempre prima di fronte e poi di profilo...il momento peggiore era il CONTROLLO DELLA PANCIA!Non contenta di trattenere il fiato per nasconderla, prendevo i "rotoloni di ciccia" dei
fianchi (così li chiamavo in modo dispreggiativo!) tra le dita, li stringevo e li osservavo con disgusto poi, orripilata dal mio stesso corpo, correvo a nasconderlo sotto i vestiti...Piccola parentesi: questo gesto permase tale e quale per tutta la malattia...anche quando il mio peso raggiunse un livello così basso che non stavo neanche più in piedi e di quei "rotoloni" era rimasta solo più la pelle tesa a ricoprire le ossa...Comunque...Mi incaponii sul'aspetto fisico sempre di più, in modo sempre più aggressivo e frenetico finchè non arrivai a caricare sull'immagine "corpo-perfetto" tutte le aspettative. IL MIO IMPERATIVO ERA QUESTO: DI SICURO la Stefania magra (...E DI CONSEGUENZA carina, simpatica, intraprendente, socievole!) avrebbe avuto più successo della Stefania grassa (...E DI CONSEGUENZA brutta, antipatica, timida, asociale!). DI SICURO la Stefania magra sarebbe stata finalmente rispettata, presa in considerazione, AMATA! e DI SICURO non sarebbe più stata isolata, sfruttata, sbeffeggiata...considerata pari a ZERO!...Ma come fare ad ottenere tutto e subito? La dieta non bastava più...ERA TROPPO LENTA!A quel tempo mia madre conservava i giornali letti (tipo Marie Claire, Annabella...) in camera. Presi l'abitudine di sfogliarli nei momenti di relax. Un giorno capitai su un articolo intitolato "Due polpette". Era uno dei primi articoli che trattavano di bulimia e raccontava per filo e per segno la storia di una ragazza che pian piano era scivolata in questa malattia.Ne rimasi SCHIFATA, ma, allo stesso tempo, si accese da qualche parte dentro di me una lampadina. CAVOLO! così avrei potuto dimagrire in fretta pur continuando a mangiare tutto quello che desideravo!...peccato che l'articolo omettesse tutte le conseguenze che derivano dall'entrare in un circolo vizioso simile (a livello psicologico: depressione, ansia, dolore, frustrazione, chiusura, isolamento, APATIA, ANNULLAMENTO, DIPENDENZA TOTALE DALLE ABBUFFATE e oserei aggiungere SDOPPIAMENTO DI PERSONALITA'! A livello fisico: infezioni, lacerazioni alle mucose del cavo orale ed all'esofago, possibili ulcerazioni allo stomaco, erosione dello smalto dei denti, perdita dei capelli, sfasamento del metabolismo, amenorrea...), ma forse, SONO SINCERA, non mi avrebbero coinvolta neanche più di tanto!!La mia testa era già partita e agognava un'unica meta: trovare una soluzione che fosse più rapida possibile per farmi arrivare finalmente ad essere apprezzata ed accettata...pur mantenendo le abitudini alimentari inalterate, sopattutto per non dover rendere conto di nulla in famiglia! PUNTO!!Avevo trovato il metodo perfetto, almeno...COSI' CREDEVO!!Tentai finchè...non riuscii a vomitare!Presa dall'euforia in quel momento nella mia testa passarono 1000 pensieri......peccato che, neanche per un istante, realizzai la cosa più importante......avevo iniziato a suicidarmi con le mie stesse mani!Continua...