BULIMIA DI VIVERE

LA FORZA DEGLI OBIETTIVI


Quando hai deciso di entrare nel tunnel della bulimia l’hai deciso consapevolmente, magari in modo apparentemente superficiale, ma consapevolmente.Forse da tempo qualcosa non quadrava, forse ti sentivi isolata, incompresa, sola, frustrata, sotto pressione. Fatto sta che qualcosa si è rotto e dentro di te ha cominciato a profilarsi l’idea che "se fossi diventata più magra" tutto sarebbe stato diverso e il mondo sarebbe cambiato. Di certo non hai pronunciato parole tipo "voglio diventare bulimica!" ma intanto hai provato a perdere qualche chilo poi, insoddisfatta dallo scarso successo, hai deciso di calcare la mano, usando quelli che credevi degli aiuti: i lassativi, lo sport sfrenato, il vomito auto indotto. La malattia subito ti ha dato ragione: ti sembrava che tutto stesse finalmente iniziando a girare per il verso giusto, peccato che non era la realtà intorno a te ad essere cambiata, ma la tua visuale esclusivamente concentrata sui risultati della perdita di peso forzata a fartela percepire differente. Inutili le testimonianze di chi era caduto nel baratro prima di te, inutili i segnali d’allarme lanciati dal tuo corpo. Dentro di te eri convinta che tu saresti stata superiore rispetto a chi non era riuscito a tenere le crisi sotto controllo, che tu "avresti potuto smettere da un momento all’altro!".
Poi la malattia ha preso il sopravvento e l’idillio ha cominciato a vacillare. Tu sei stata la prima ad accorgertene e, con estrema vergogna, a capire che non riuscivi più a fare a meno di quel meccanismo subdolo che ormai ti succhiava, ti succhiava in un vortice sempre più negativo. Non riuscendo a farcela da sola, forse hai sperato con tutta te stessa che qualcuno se ne accorgesse, che qualcuno prendesse in mano quella situazione ormai ingestibile. Ma magari le persone a te più vicine non hanno reagito come ti aspettavi, magari attorno a te si è creato il vuoto o il tuo dolore è passato inosservato. Allora hai allungato il tiro ed hai spostato l’obiettivo un po’ più in là: la tua frustrazione è diventata rabbia e la malattia il tuo modo di dimostrare al mondo che gliel’avresti fatta pagare… a tutti i costi. Se qualcuno vomitava 3 volte al giorno tu eri capace di farlo 10, se qualcuno faceva ginnastica compensativa alle abbuffate per 1 ora tu ti costringevi a reggerne 2, se qualcuno, al primo svenimento, "cedeva" chiedendo aiuto, tu, stoica, arrivavi al collasso senza ripensamenti.Sei riuscita nel tuo intento fino in fondo... e sei andata oltre.Ora non ce la fai più.Ora hai deciso che vuoi andare incontro alla vita consapevolmente, magari in modo apparentemente superficiale, ma consapevolmente.Forse da tempo ti sei resa conto che, pur essendo diventata anche magra, la realtà non è cambiata, che pur avendo urlato il tuo dolore il mondo è andato avanti anche senza di te, che pur essendo passata volontariamente sotto le forche caudine non vedi molte differenze rispetto a prima e che non ce la fai più a sostenere un ritmo autolesionista del genere per arrivare… a niente. Di certo non hai pronunciato in modo netto le parole: "voglio guarire", intanto dentro di te ha cominciato a profilarsi l’idea che per scappare da una gabbia te ne sei creata un’altra ancora più angusta con le tue stesse mani e che, forse, staresti tanto meglio senza la malattia. Allora speri che qualcuno lassù ti dia una mano e cominci a fantasticare su come potrebbe essere senza la bulimia. Il fatto è che ti senti fragile e così, prima ancora di tentare, prendi tempo.Ma sei così sicura di essere tanto fragile? Hai toccato con mano quanto non lo sei e lo sai perfettamente. Hai toccato con mano, anche se in negativo, quanta caparbietà, forza, resistenza hai nell’affrontare una tua presa di posizione. Ti sei resa conto che, se anche non pensavi di arrivare a tanto, hai fatto cose che non avresti mai neanche immaginato e le hai oltrepassate scavando ulteriormente.Che cosa ti ha spinta a tanto? La motivazione. Avresti affrontato letteralmente di tutto pur di dimagrire e ricevere amore prima e pur di dimostrare la tua rabbia ed anestetizzarti dopo.Cosa fare dunque? Un buon proposito da metterti sarebbe quello di provare a dimostrare a te stessa che sei capace di usare in positivo gli attributi che hai dimostrato di possedere in negativo!E’ ora di realizzare una volta per tutte che: se sei riuscita ad allontanarti dalla gioia di vivere per scendere e cadere puoi anche riuscire a rialzarti e risalire con le tue stesse gambe.E’ ora di renderti conto che se il circolo vizioso continua è "grazie" a te e che, non buttandoti, continui soltanto a combattere contro i mulini a vento, in un modo che, hai già appurato, porta solo svantaggi, soprattutto a te stessa.E non nasconderti dietro ai "non ce la faccio" perché quella vocina dentro alla tua testa che continua a ripeterti "sì che ce la fai!" ha ragione ed è arrivato il momento di ascoltarla perché rappresenta la parte più profonda di te, quella più vera.Non sottovalutare la tua nuova prospettiva. All’interno del tuo cuore si è manifestato un vero desiderio: quello di provare a guarire! ora tutta la tua forza di volontà può far sì che questo si realizzi, andando oltre alla mera speranza e diventando realtà.Magari ancora oggi, quando qualcuno ti ha fatto notare che la vita è bella ed è degna di essere vissuta, avresti voluto ribattere che "non è vero" che "è tutto uno schifo" ma magari, contemporaneamente, ti sei concessa anche solo 10 minuti completamente per te ed in quei 10 minuti hai sorriso…Allora forse domani quei dieci minuti diventeranno venti e tra un po’ di tempo questo grande obiettivo di guarire si trasformerà in un insieme di piccoli microscopici obiettivi grazie ai quali ti renderai conto che: come per toccare il fondo hai messo un piede dopo l’altro, ora stai riuscendo a fare lo stesso per tornare a vivere.Non è vero che non ce la fai!Tu ce la fai e sei conscia del fatto che sia così dal momento che lo vuoi davvero.E magari arriverà il giorno in cui appurerai che la forza degli obiettivi consiste proprio nel fatto di porseli senza arroccarsi ad essi e perdere di vista tutto il resto: allora ti godrai ogni singolo istante della tua vita spontaneamente, perché ti ami e la malattia... non sarà che un lontano ricordo.Un’unica cosa è certa: non hai nulla da perdere, dunque, perché non provare?Con affetto,Selvatica