Con questo post vorrei proseguire l'argomento precedentemente iniziato riguardante la differenza di visuale tra genitori e figli. Come avevo già scritto, ultimamente sono riuscita a parlare in modo molto aperto con mia madre per quanto riguarda il periodo passato nella bulimia e questo mi sta aiutando a capire quali meccanismi si possono celare nella mente di un genitore che vede la propria figlia o il proprio figlio stare così male.Sono rimasta colpita soprattutto da una cosa in particolare e vorrei subito sottolinearla: fondamentalmente mia madre era terrorizzata quanto e, forse, più di me.Si rese pienamente conto dello stato grave della mia condizione durante un episodio specifico. Quando arrivai a toccare il picco negativo a livello fisico iniziai anche, pian piano, a nascondermi sempre di più dagli sguardi dei famigliari. Mi chiudevo in bagno non soltanto per vomitare ma anche per specchiarmi, lavarmi, vestirmi. Non tolleravo nessuno nella stessa stanza se prevedevo di spogliarmi, così, spiando segretamente i comportamenti altrui, cercavo sempre di infilarmi in bagno quando questo non poteva servire a nessuno o quando ogni componente della famiglia era fuori casa o a debita distanza (in modo da avere il tempo di ricoprire in fretta soprattutto il torace, la pancia, i fianchi e il sedere).Un giorno feci male i miei calcoli e mia madre entrò proprio mentre mi stavo pesando senza abiti addosso.
DIFFERENZE DI VISUALE TRA GENITORI E FIGLI seconda parte
Con questo post vorrei proseguire l'argomento precedentemente iniziato riguardante la differenza di visuale tra genitori e figli. Come avevo già scritto, ultimamente sono riuscita a parlare in modo molto aperto con mia madre per quanto riguarda il periodo passato nella bulimia e questo mi sta aiutando a capire quali meccanismi si possono celare nella mente di un genitore che vede la propria figlia o il proprio figlio stare così male.Sono rimasta colpita soprattutto da una cosa in particolare e vorrei subito sottolinearla: fondamentalmente mia madre era terrorizzata quanto e, forse, più di me.Si rese pienamente conto dello stato grave della mia condizione durante un episodio specifico. Quando arrivai a toccare il picco negativo a livello fisico iniziai anche, pian piano, a nascondermi sempre di più dagli sguardi dei famigliari. Mi chiudevo in bagno non soltanto per vomitare ma anche per specchiarmi, lavarmi, vestirmi. Non tolleravo nessuno nella stessa stanza se prevedevo di spogliarmi, così, spiando segretamente i comportamenti altrui, cercavo sempre di infilarmi in bagno quando questo non poteva servire a nessuno o quando ogni componente della famiglia era fuori casa o a debita distanza (in modo da avere il tempo di ricoprire in fretta soprattutto il torace, la pancia, i fianchi e il sedere).Un giorno feci male i miei calcoli e mia madre entrò proprio mentre mi stavo pesando senza abiti addosso.