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PAPA PAOLO VI, UN UOMO DI CORTESIA INFINITA

Post n°5 pubblicato il 31 Maggio 2011 da labuonastregadelnord

Papa Paolo VI: un uomo di cortesia infinita.

Papa Paolo VI, nato Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini (Concesio, Brescia, 26 settembre 1897 – Castel Gandolfo, 6 agosto 1978), è stato il 262° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica a partire dal 21 giugno 1963 fino alla morte.

Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, un piccolo paese della campagna bresciana, dove la famiglia Montini, di estrazione borghese, aveva una casa per le ferie estive.
I genitori, l'avvocato Giorgio Montini e Giuditta Alghisi, si erano sposati nel 1895 ed ebbero tre figli: Ludovico che divenne avvocato, deputato e senatore della Repubblica, Giovanni Battista e, Francesco, medico.
Il padre, al momento della nascita del futuro pontefice, dirigeva il quotidiano cattolico "Il Cittadino di Brescia", e fu poi nominato deputato per tre legislature nel Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo.

Nel 1916 ottenne la licenza presso il liceo statale "Arnaldo da Brescia" e nell'ottobre dello stesso anno entrò nel seminario della sua città. Dal 1918 collaborò col periodico studentesco "La Fiondae e nel 1919 entrò nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana).

Il 29 maggio del 1920 ricevette l'ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia. Nel novembre dello stesso anno si trasferì a Roma. Si iscrisse ai corsi di Diritto civile e di Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana ed a quelli di Lettere e filosofia all'Università statale. Nel 1923 viene avviato agli studi diplomatici presso la Pontificia accademia ecclesiastica. Iniziò così la sua collaborazione con la Segreteria di stato. Nel 1924 conseguì tre lauree: in Filosofia, Diritto Canonico e Diritto civile.

Nel 1931 Montini venne incaricato di visitare celermente Germania e Svizzera, per organizzare la diffusione dell'enciclica Non abbiamo bisogno, nella quale Pio XI condannava lo scioglimento delle organizzazioni cattoliche da parte del regime fascista. Il 13 dicembre 1937 venne nominato sostituto della Segreteria di Stato; iniziò a lavorare strettamente al fianco del cardinale segretario di stato Eugenio Pacelli. Il 10 febbraio 1939, per un improvviso attacco cardiaco, Pio XI morì[1]. Alle soglie della Seconda guerra mondiale, Eugenio Pacelli venne eletto pontefice con il nome di Pio XII.
Poche settimane dopo, Montini collaborò alla stesura del radiomessaggio di papa Pacelli del 24 agosto per scongiurare lo scoppio della guerra, ormai imminente. Durante tutto il periodo bellico svolse un'intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano per ricercare notizie su soldati e civili.

In questo periodo fu l'oscuro organizzatore delle trattative che la principessa Maria José di Savoia, nuora del re Vittorio Emanuele III, in tutta segretezza andava allestendo con gli Americani per giungere ad una pace separata. I Savoia cercavano infatti di sganciarsi da Benito Mussolini, per potersi distinguere dagli autori della prevista disfatta e garantirsi quindi la sopravvivenza politica a guerra conclusa.

Montini si occupò più volte e a vario titolo dell'assistenza che la Chiesa forniva ai rifugiati ed agli ebrei (ai quali distribuì ripetute provvidenze economiche a nome di Pio XII), oltre ai 4.000 ebrei romani che la Chiesa di nascosto riuscì a salvare dalle deportazioni, azione che, secondo alcuni studiosi, la Chiesa non avrebbe potuto compiere se si fosse schierata apertamente contro la potenza bellica tedesca.

Arcivescovo di Milano

Il 1º novembre 1954 fu nominato arcivescovo di Milano. Mons. Giovanni Battista Montini fu ordinato vescovo il 12 dicembre.
Come arcivescovo di Milano seppe risollevare le precarie sorti della Chiesa lombarda in un momento storico difficilissimo, in cui emergevano i problemi economici della ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il diffondersi dell'ateismo e del marxismo all'interno del mondo del lavoro. Seppe coinvolgere anche le migliori forze economiche nel risollevamento della Chiesa; cercò il dialogo e la conciliazione con tutte le forze sociali e avviò una vera e propria cristianizzazione delle fasce lavoratrici, soprattutto attraverso le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI); e questo gli garantì notevoli simpatie.

La nomina a cardinale e l'elezione

Alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l'anziano Patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini, (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto che lo inviò in molte parti del mondo a rappresentare il papa.
Montini fu il primo cardinale nella lista dei porporati creati da Giovanni XXIII nel Concistoro del 15 dicembre 1958. Del resto avevano avuto stretti rapporti di collaborazione quando erano entrambi arcivescovi.
Il breve ma intenso pontificato di Giovanni XXIII vide Montini attivamente coinvolto, soprattutto nei lavori preparatori del Concilio Vaticano II. Il 3 giugno 1963 morì papa Roncalli.
Il breve conclave successivo si concluse con l'elezione di Montini, che assunse il nome di Paolo VI, il 21 giugno 1963.
Pontificato

1963-1969

Davanti a una realtà sociale che tendeva sempre più a separarsi dalla spiritualità, che andava progressivamente secolarizzandosi, di fronte a un difficile rapporto chiesa-mondo, Paolo VI seppe sempre mostrare con coerenza quali sono le vie della fede e dell'umanità attraverso le quali è possibile avviare una solidale collaborazione verso il bene comune.

Di grande rilievo fu la sua scelta di rinunciare, nel 1964, all'uso della tiara papale, mettendola in vendita per aiutare, con il ricavato, i più bisognosi. Il cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di New York, la acquistò e da allora è conservata nella basilica dell'Immacolata Concezione di Washington.
Eletto con un concilio in corso da portare a compimento, e con la non lieve eredità di innovazione comunicativa instaurata dal suo predecessore, Paolo VI vestì la tiara con onerose difficoltà e responsabilità iniziali.
Uomo mite e riservato, dotato di vasta erudizione e, allo stesso tempo, profondamente legato a un'intensa vita spirituale, seppe proseguire il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII, consentendo una riuscita prosecuzione del Vaticano II.

Concluso il Concilio l'8 dicembre 1965, si aprì un periodo difficilissimo per la Chiesa cattolica, attaccata da molte parti in un periodo storico e culturale di forte antagonismo ai valori tradizionali ed ampia diffusione delle idee marxiste anticlericali e fortemente laiciste. La società era attraversata da forti scontri e contrasti politici e sociali. Celebre la sua frase: "Aspettavamo la primavera, ed è venuta la tempesta".
Nel 1966, Paolo VI abolì, dopo quattro secoli, e non senza contestazioni da parte dei porporati più conservatori, l'indice dei libri proibiti. Nel 1967 annunciò l'istituzione della Giornata mondiale della pace, che si celebrò la prima volta l'1 gennaio 1968.

La notte di Natale del 1968 Paolo VI celebrò la messa di mezzanotte nelle acciaierie dell'Italsider di Taranto. Fu la prima volta in assoluto che la messa di Natale venne celebrata in un impianto industriale. Con questo gesto il pontefice volle rilanciare l'amicizia tra Chiesa e mondo del lavoro in tempi difficili.

I viaggi

Paolo VI fu il primo papa a viaggiare in aereo: volò per raggiungere terre lontanissime, come nessuno dei suoi predecessori aveva ancora fatto; è stato il primo papa a visitare tutti i cinque continenti.

Durante il Sequestro Moro, Paolo VI implorò personalmente e pubblicamente la liberazione "senza condizioni" dello statista e caro amico Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse. Ma a nulla valsero le sue sentite parole: Aldo Moro venne ritrovato crivellato di proiettili il 9 maggio 1978.
La salma di Moro fu portata dalla famiglia a Torrita Tiberina per un funerale riservatissimo; ma il 13 maggio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di tutte le autorità politiche, si celebrò un rito funebre in suffragio dell'onorevole, al quale prese parte anche il Romano Pontefice. Il Papa, veramente provato dall'evento, recitò una delle più belle omelie che si ricordi nella storia della Chiesa moderna, un testo quasi poetico che rientra nello stile personale, tormentato e colto, di papa Montini.

Forse non casualmente il suo stato di salute si deteriorò da allora progressivamente e tre mesi dopo, il 6 agosto 1978 alle 21,40 si spense nella residenza di Castel Gandolfo. Lasciò dopo la sua morte un bellissimo testamento nel quale confida le sue paure, la sua esperienza di vita, le sue debolezze, ma anche le proprie gioie per una vita donata al servizio di Cristo e della Chiesa. Chiese un funerale sobrio, senza riti particolari. Lasciò scritto infatti circa i suoi funerali:
« [...] siano pii e semplici [...] La tomba: amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me. »
La sua bara fu semplicissima, senza decori, di legno chiaro, deposta sul sagrato di Piazza San Pietro. Fu la prima volta che un funerale di un Pontefice si svolse con un rito così sobrio.

Papa riservato

In rapporto al predecessore Giovanni XXIII, che aveva avuto una popolarità di ampiezza internazionale, Paolo VI ebbe un'immagine pubblica diversa: apparve spesso come un pontefice più distaccato. Se Giovanni XXIII sembrò in molte situazioni gioviale e spontaneo, introverso, a volte austero e controllato, si dimostrò papa Montini alla pubblica opinione.
Schiacciato fatalmente tra i grandi pontefici "della gente" (Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II), i più non compresero mai il suo modo pacato e forse a volte timido di cercare il dialogo con le masse. Nonostante ciò, egli dovette occuparsi di portare avanti le innovazioni volute da papa Roncalli, non senza difficoltà. E certamente avviare una così grande svolta sarebbe stato compito difficile per chiunque. Saranno i suoi successori a raccogliere i frutti di quel difficile ma prolifico lavoro.
Forse Paolo VI non instaurò con molti fedeli quel contatto diretto e caldo che Giovanni XXIII aveva avuto e che caratterizzò almeno in parte gli anni del suo pontificato, ma egli fu di carattere profondamente diverso, maggiormente riflessivo e riservato.

Testimonianze di coloro che lo conobbero più da vicino, lo descrissero come un uomo insospettabilmente brillante, profondamente spirituale, umile e riservato, un uomo di "cortesia infinita".

 
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