pensiero libero

Siamo tutti globali?


Nel corso dei gloriosi anni '80 economisti, pensatori, pennivendoli e quant'altri ci spiegavano con dovizia di lezioni incomprensibili e solenni bacchettate sulla zucca quanto e come fosse indispensabile che l'Occidente andasse a nozze con la "globalizzazione", unico modo salvifico per la nostra anima capitalista e necessaria penitenza onde redimerci agli occhi del Sud-Est del mondo. Ubbidienti, abbiamo calato il ponte levatoio tra noi e il resto dell'umanità, successivamente anche i pantaloni. A distanza di venti anni o giù di lì ci ritroviamo con masse paurose di disoccupati nostrani in quanto il lavoro ( cioè la produzione manifatturiera ) è volata dove la mano d'opera costa 1/5 rispetto all'Occidente. Ma, attenzione: non è che quelle popolazioni ( leggi Indonesia, India, Vietnam, Cina, Brasile, ecc. ) vivano felicemente redente dai loro guai secolari grazie alla resa incondizionata del nostro sistema produttivo. Affatto: il lavoro che abbiamo ceduto loro ha semplicemente creato strati sempre più vasti di "nuovi schiavi" locali che per un pugno di cibo si scannano a fabbricare ciò che poi noi compreremo a prezzi "competitivi". Chi si è ingrassato ( vedi Cina ) è soltanto una fascia esigua rispetto alla popolazione totale, divenuta milionaria ( o miliardaria ) alla faccia della globalizzazione che doveva "redimere ecc. ecc.". Sono queste le cose che andrebbero spiegate ai giovani d'Europa giustamente arrabbiati per la mancanza di prospettive e futuro. Abbiamo globalizzato la miseria creando generale infelicità.