pensiero libero

Possiamo ancora dirci cristiani?


Siamo prossimi al tripudio natalizio di tortellini, spumante e panettone quindi nella giusta disposizione di spirito per chiederci: cosa è rimasto del cristianesimo? Cioè della predicazione e dell'esempio personale offerti da un Uomo onesto, coraggioso ed impavido. Molto sul piano formale ( bastino le immagini che ci giungono dalle più diverse liturgie, fastose di panni e addobbi costosi, grondanti soddisfazione di un potere ormai riconosciuto e consolidato ), molto poco in concreto. Facciamo fede ai Vangeli ed ascoltiamo di nuovo la voce di quel Palestinese: tenete lo sguardo fermo alle indicazioni di Dio e agite in terra secondo probità e giustizia. Abbiate rispetto e compassione per tutti i vostri simili e non procurate loro alcun disagio, godete di ciò che possedete con moderazione, rendete grazie della vostra buona condizione, confidate di poter giungere alla salvezza dell'anima. Siamo certi che queste siano le piene inclinazioni di coloro che nei censimenti si assegnano alla religione che ne è scaturita? Forse quei precetti, nella loro indomabile semplicità, erano troppo complicati per essere messi in pratica. Forse il travaglio dottrinario degli ultimi duemila anni ha offuscato una predicazione fatta a piedi nudi per strade di sassi a poche folle con la pancia vuota. Forse l'esaltazione dei chierici, autoproclamatisi unici possessori della "verità", hanno fatto velo a quel volto di cui nessun documento ha svelato le sembianze. Forse siamo rimasti i peccatori che Lui ha intuito fossimo, prosaicamente non redenti. Viviamo in tempi in cui l'oggetto prevale ampiamente sul soggetto, circondati da tentativi e tentazioni che ci fanno bramare ogni giorno un "di più". Cui può giungere, ogni giorno, una fetta sempre minore dell'intera umanità, calpestandoci senza misericordia, indifferenti ( salvo lacrimare per interposta finzione ) al destino dei nostri simili meno fortunati. Possiamo ancora dirci cristiani?