pensiero libero

C'è un rimedio?


Una nuova droga, sofisticata e pervasiva, sta chiudendo nelle sue spire giovani e vecchi, studenti ed analfabeti, casalinghe e manager: le storie d'azione e sangue. (Molto sangue, dato che, come in ogni droga che si rispetti, occorre aumentare progressivamente la dose). I libri del genere, al 99% statunitensi, mietono milioni di lettori. I film del genere rastrellano legioni di spettatori. Lo schema è sempre semplice, piatto, prevedibile: il Buono contro i Cattivi. Il Buono arriva in fondo più o meno acciaccato, forse un pochino più saggio, certamente meno fiducioso. All'apparenza sembra che tutta questa produzione contenga un messaggio rassicurante: "in qualche modo riusciremo a sfangarla". Idea che potrebbe apparire perfino "educativa". In realtà il contenuto, posto tra il prologo e il lieto fine, è talmente farcito di violenze di ogni genere, di stravolgimenti di qualsiasi modo sereno e rispettoso di vivere da risultare un inno continuo alla sopraffazione degli altri, alla loro umiliazione fisica e morale. Lo sfoggio di armi, conflitti, rivalità, frodi e tradimenti insinua nella mente del lettore e dello spettatore una sorta di anestesia preventiva rispetto alla realtà di cui leggerà domani sul quotidiano. Dopo pagine di omicidi efferati e scene di sadismo cosa sarà mai un accoltellamento con morto nel quartiere accanto? La droga procede, lenta ma sicura, il suo effetto: toglie lo stupore, la capacità di sorprendersi ed indignarsi, la voglia di reagire mossi dall'orrore e dal disgusto. Leggere e andare al cinema non è mai stato così pericoloso. C'è un rimedio?