pensiero libero

Per pietà?


Oltre al sangue, molte sciocchezze hanno imbrattato lo scenario di Newtown, Connecticut. Sciocchezze giornalistiche e televisive, dovute al pressapochismo e scarsa preparazione professionale di chi, in Italia, è pagato per informare. A leggere le prime corrispondenze e successivi approfondimenti sembrava che l'essere portatore della sindrome di Asperger fosse garanzia di stragista conclamato. Quindi il pubblico si è chiesto sgomento: ma perché non li rinchiudono e buttano la chiave questi "mostri"? Attenzione a distribuire etichette così aberranti! Un autistico, Asperger o meno, può essere al massimo capace di avventarsi - anche con incredibile violenza - su se stesso. Può manifestare la propria maledizione interiore con scoppi immotivati di gestualità abnormi, manifestazioni, tuttavia, sempre rivolte a "gridare" la propria inadeguatezza a pareggiare i conti con ciò che non riesce a raggiungere e comprendere di sé rispetto agli altri. Nel caso statunitense attuale, come in luttuosi altri precedenti, hanno giocato pesantemente fattori propri di quella civiltà: lo sfrenato individualismo culturale, il bisogno ossessivo di possedere armi per solidificare la stima del proprio ego, il disprezzo diffuso e radicato per ogni tipo di "perdente" ( sia esso semplicemente povero, ritardato o disabile), la religione della privacy che impone di non prestare attenzione al disagio altrui per non rischiare di valicare una frontiera proibita. Sono questi gli elementi oggettivi, oltre una soggettività (la madre del giovane) sicuramente deviante, che, innestati all'interno di una personalità sprovvista di autostima e di riferimenti razionali consolidati hanno prodotto un'implosione. Quel ragazzo, forse, ha sterminato tanti bambini perché non rischiassero di diventare come lui. Sua madre per non averlo guidato con autentica dedizione. Se stesso perché non si riconosceva più nello specchio distorto della propria immagine. Quindi, per pietà?