Vi racconto una bella storia, quasi una favola. Ogni tanto, ci son cose che fanno bene allo spirito e riconciliano con la vita e le porcherie varie di cui è fatta. Due persone s'incontrano in cella da detenuti, un anziano e un giovane di colore. Quattro anni il primo, due il secondo, piccoli reati contro il patrimonio. Essendo povera gente sconteranno fino all'ultimo giorno. L'anziano è disabile e necessita di supporto continuo, il più giovane inizia a prendersene cura, con garbo e attenzione. Nasce una simpatia, poi un'intesa profonda: l'anziano spiega al giovane le cose essenziali della vita, le linee di condotta da privilegiare, i valori da perseguire e difendere. Le vicende carcerarie li separano, ma non si dimenticano l'uno dell'altro. Oggi l'anziano, tornato infine libero, ha ottenuto dopo una non facile battaglia con la burocrazia di poter adottare il giovane. Sarà il figlio che non ha mai avuto che, a sua volta avrà un padre pronto ad amarlo e guidarlo. (La sua vera famiglia, in Africa, lo aveva venduto quando aveva tre anni). Tutto autentico e, come è giusto, nessun nome. Il cuore dell'uomo è un pozzo senza fondo dove tutto può trovare posto, anche il meglio.