ADALBERTOBUONOFIGLIO

Ma che musica maestro - parte prima


Al tempo della mia infanzia, sembrava che l'intera economia del paese natìo dovesser reggersi su due grandi categorie di professionisti: i ragionieri ei  musicanti-contadini.Avevo pressappoco 8 anni...per una strana proprietà transitiva applicata tra me ed Amerigo, e per la mia predilezione verso i fumetti di Topolino, mio padrè decretò che la ragioneria non fosse sicuramente il mestiere su cui puntare,ergo,decise di iscrivermi alla scuola di musica del paese. Tanto più che da quell'anno era pure gratis per volontà della Giunta Comunale.Ora, della categoria dei ragioneri c'è effettivamente poco da dire.Un po' più complesso è, giustamente, il discorso sui musicanti-contadini.Erano suppergiù gli anni '80, quelli del 1900 naturalmente, e nel paese si fronteggiavano ben 3 bande, che misuravano il proprio blasone sul numero di elementi che potevano mettere in campo, pardon, in cassarmonica.Fatto è, però, che i MUSICISTI, quelli veri, costavano un occhio della testa, non viaggiavano in corriera e non dormivano nelle scuole offerte come alloggio dai comitati feste patronali dei piccoli comuni disseminati fra Calabria e Campania. Di necessità virtù dunque,e virtù si fece, quella d'istruire i virgulti del paese alla nobile arte dello strumento, assolutamente da non confondersi con quella della musica.In una parola, i MUSICANTI: seconde e terze linee di banda, addestrate a soffiare e diteggiare su uno strumento il repertorio dell'anno, senza alcuna presunzione di artisticità.Stagionali della musica, precari da 52 giornate di contributi all'anno (il minimo sindacale per poi accedere al sussidio di disoccupazione), che finita la stagione estiva, immancabilmente si dedicavano (rigorosamente in nero), al lavoro della campagna, in proprio o presso terzi.Questo, praticamente, il futuro che l'amorevole papà Buonofiglio aveva immaginato per me.Fu così che, senza colpo ferire mi ritrovai iscritto alla Scuola di Musica Comunale del Maestro Ciccillo "La Traviata", così ribattezzato, per la sua passione per l'omonima opera.Inoltre, per suggellare l'inappellabilità e la sacralità della scelta, Antonio Buonofiglio incaricò lo zio importante della famiglia, quello che abitava in città, della ricerca di un buon flauto traverso, che quello era lo strumento che nella banda di Maestro Franco Costantinelli, la più prestigiosa del momento, con ansia, si ricercava.Fu di domenica che Zu Rafeli arrivò con il suo involto nero. Dentro... tre pezzi d'argento scintillante, odoroso di Sidol e diluente.Ma più del flauto, in quel momento splendevano i suoi denti gialli di sigaro economico. Denti lucidi per l'orgoglio del grande affare, per prezzo e per potestà. Meraviglia musicale, che su assicurazione giurata sui Santissimi Cosimo e Damiano d'Oria e Santa Lucia d'Erchie, il venditore gli aveva confidato esser appartenuto al fratello del grande Domenico Modugno.Papà ascoltava fremente ed incredulo, come se, sempre per quella misteriosa proprietà transitiva di cui sopra, il maestro Modugno avesse necessariamente infuso, per interposta persona, la sua grazia su quel pezzo di metallo pregiato.Dal canto mio guardavo i due uomini fibrillanti e pensavo che, dovendo imparare quel coso, ahimè, avrei smesso di passare i pomeriggi inseguendo lucertole con Amerigo