ADALBERTOBUONOFIGLIO

L'eroe della porta accanto


Ciao Giovanni.Sono statta bene con te. Continua a proteggermi da dove stai. Ti BaccioCome in trance guardavo la penna scorrere su quel foglio. Parole vergate con una calligrafia incerta, tremolante.Mi ha chiesto di rileggere e di dirle se aveva scritto bene.Non me la sono sentita di farle un appunto su quelle doppie in piùOrgogliosa di aver scritto bene, ha poi ripiegato il foglio e me l'ha dato.Mi ha detto di darlo a suo fratello se l'avessi visto prima di lei.Giovanni era l'Adalberto del villaggio vicino.Un piccolo grande eroe quotidiano dal cuore immenso.Tremo di rabbia e sgomento mentre scrivo queste parole, senza nessuna voglia di fare letteratura.E mentre scrivo, un telegiornale racconta la tragica storia di ordinaria violenza familiare che ha stroncato la giovane vita di Giovanni. Ma alla voce asettica della cronista, nei miei pensieri si sovrappone la voce pacata e arresa di quell'angelo infranto della sorella che, solo pochi minuti prima, stringevo in un impotente abbraccio.Il racconto asciutto, stremato, di chi c'era.Il racconto della rabbia alcoolica, consueta ormai, di un padre malato, abbattuto dalle difficoltà della vita, minato nella consapevolezza di se stesso.Il racconto dell'alterco, ormai quotidiano e conosciuto da tutto il mondo intorno (ma sempre sottovalutato), con la madre, donna spezzata da pesanti problemi di salute, intemperante e impaziente, incapace forse di mediare e cercare tranquillità.La paura delle botte, purtroppo non ingiustificata.E poi Giovanni, l'eroe che interviene e in qualche modo riesce a ricomporre un sempre troppo fragile equilibrio.Ma stavolta l'eroe non c'è l'ha fatta.Stavolta, da chissà dove, nelle mani di quel padre c'era un coltello e nelle sue vene molto più alcool del solito.Poi c'è il racconto dell'urlo lacerato e lacerante. Degli occhi sbarrati e increduli. Del sangue che sgorga, che sporca il pavimento e le mani. Quelle mani che mostra e guarda tremando.E' difficile trattenere le lacrime, ascoltandola, ma occorre...finalmente è riuscita a trovare un labile equilibrio che la tiene sospesa dal precipitare nel più tremendo degli inferni.Occorre essere forti per lei... insieme a lei.Soprattutto ora che non c'è più il suo angelo protettore.Le sfioro il viso con una carezza. Quel viso che d'un tratto si illumina di un breve fugace sorriso di orgoglio. Non l'ho scritto, dice, ma diglielo a Giovanni quando gli porti il biglietto.Diglielo che sono forte io e che alla mamma gli starò sempre vicino.