Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio

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PICCOLA NOTA

L'intento di questo blog è di far conoscere da un punto di vista "altro" il mondo della malattia mentale e del disagio psichico. I contenuti del blog, in bilico fra cronaca quotidiana, letteratura scientifica e presunzione letteraria affronteranno con ironia e creatività, ma pur sempre con serietà e correttezza i temi più vari che attengono alla vita delle persone con disagio psichico e i loro familiari.

I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente

Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.

Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.

 

Foto e video pubblicati su questo blog, laddove reperiti sulla rete, sono utilizzati in perfetta buonafede e con l'intento di divulgare un messaggio sociale di promozione dell'integrazione.

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« strade paralleleLa felicità perfetta »

è sempre troppo tardi

Post n°101 pubblicato il 31 Agosto 2012 da aliantelibero
 

ho imparato a scrivere tardi...

non parlo di ortografia, naturalmente. La capacita di accostare alcune lettere per comporre parole di senso compiuto, anzi, è arrivata sin da prima della frequenza delle scuole.

Merito di Amerigo.

Avermi al suo fianco era la discriminante per poter fare i suoi compiti a casa.

E' stato lui a spiegarmi i rudimenti delle composizione dei segni alfabetici...

"La lettera O si fa con un cerchio... la lettera A è una O con una gambetta a fianco... la lettera G è una O con la coda sotto..."

ripensandoci, mi accorgo che il suo personalissimo metodo di ricordare la grafia delle lettere, era tutto incentrato sulla O... chissà perchè...

ma, come già anticipavo, non parlo della capacità di accostare lettere per formare parole, quanto invece della capacità di

accostare

impilare

incastrare

cesellare

parole per formare concetti.

in realtà ho imparato tardi a fare diverse cose, e molte altre, ormai penso, non imparerò mai più a farle.

Una di queste cose, certamente, è capire come relazionarmi con "l'altra parte della mela".

ll buon Paolo Benvegnù nel suo "mare verticale" una sua soluzione la suggerisce pure:

"...ma io lascio che le cose passino

e mi sfiorino perchè

non sono ancora in grado di comprenderle..."

ma il mio problema è l'incapacità di seguire i buoni consigli e invece di provare a defilarmi dalla traiettoria delle sbandate e delle infatuazioni a buon mercato, mi ci metto giusto in mezzo,

si sa...

fra il sapere cosa è sbagliato fare, e il non fare quello che è sbagliato fare, c'è di mezzo il mare (giusto per associazione di idee)

Si sa pure, però, che con un po' di fantasia, si riesce a trovare qualcosa di positivo anche nelle peggiori tragedie.

Una volta Luigi Tenco rispose alla domanda

"perchè scrivi solo canzoni tristi?"

affermando:

"perchè quando sono felice esco"

Più o meno è andata così, anche per me...

L'aspetto positivo (forse) di tutto questo mio sbattere contro questo infrangibile muro di incapacità alla relazione affettiva, è che... del nero dei miei lividi ne ho fatto inchiostro per scrivere parole

Ne ho buone scorte di quell'inchiostro e, nonostante i miei buoni propositi, non manco periodicamente di rimpinguare i magazzini.

Se Tenco non scriveva perchè usciva, le mie pagine bianche non sono sempre ritempranti passeggiate all'aria aperta, ma qualche volta, penose convalescenze di scontri così violenti da annichilire finanche la mobilità delle dita...

Amerigo mio caro... sarebbe stato meglio, in quei giorni dell'infanzia, se invece di insegnarmi a mettere le gambette alle O, m'avessi spiegato come si fa a metterle al cuore, un bel paio di gambe robuste e muscolose, capaci di farlo fuggire ad ogni approssimarsi d'amore...

 

 
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO

Amerigo Santacroce… mio fratello.

Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...

Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…

Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.


Io.. io sono Adalberto.

Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…


PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.

Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.


Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre


Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…

 

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