Finisterra

DEATHSTARS


Quante parole si sentono e si dicono. A volte evidentemente in maniera eccessiva, esagerata, spropositata e sproporzionata. Per poi alla fine arrivare a conclusioni ben lontane dalla verità oppure, il che è pure peggio, per non arrivare addirittura a esprimere opinioni e pensieri degni di tal nome. Prendete ad esempio la biografia allegata al nuovo, secondo, lavoro dei Deathstars. Per descrivere l’attitudine, sonora e non solo, della formazione svedese e per tracciare un profilo generico di ‘Termination Bliss’, album che arriva tre anni dopo il debutto ‘Synthetic Generation’, viene letteralmente sprecato un fiume di parole inutili. Perché poi, se si vuole definire correttamente le undici tracce, non si deve far altro che utilizzare una parolina magica: pop. I Deathstars, al di là di tutto il polverone sollevato, vogliono scrivere canzoni commerciali e decisamente orecchiabili, quindi fare pop. Che poi applichino queste teorie in un contesto che è sicuramente derivato dal metal per quel che concerne le chitarre, che è di certo di ambientazione dark/gotica, che ha, senza dubbio alcuno, attinto dalla scuola electro/industrial incrociata con il rock e con il metal e che desidera espressamente fare ricorso ad arrangiamenti orchestrali e maestosi è un semplice dato di fatto, ma la sostanza ultima non cambia.