dagherrotipi

BIMBA SE SAPESSI ...


Lui è li, sulla banchina. Ma prima era sul treno, m'è sfuggita la sua presenza, perché di quelle che passano inosservate: sarà l'aria dimessa, i capelli grigi, un certo modo di muoversi che pare chiedere al mondo di dimenticarlo. Dopo un po' vedo lei, di fianco a me, insieme a lui. Al dito un anello che brilla come un raggio di sole. Dev'essere nuovo, penso. Lui, l'uomo anonimo, vestito di grigio ora la saluta. Il treno si muove e lei gli manda baci con le mani. Io osservo lui, il labbro inferiore trema, lo sguardo sostiene il sentimento. Lei, fiera come lui, lo saluta con una mano; l'altra è intenta a raccogliere qualcosa sotto gli occhi. Un gesto che ripete più volte. Senza lasciar trapelare nulla. Insieme a lei un uomo aspetta che tutto passi prima di avvolgerla in un abbraccio. E il treno parte. Altra stazione, altra donna/figlia, sempre lui, fermo sulla pensilina dopo aver collocato la pesante valigia al suo posto. Non è sola, c'è un giovane che ha tutta l'aria di essere colui che ama lei. Io ho uno strano malessere. Lei, dopo un po' di parole strascicate, di ciao fatti con le dita come fossero segnali di fumo .resta li, con lo sguardo che solo ad intermittenza va a quei due uomini in piedi oltre il vetro. Come a dire: andatevene .. Prima che il treno parta io vedo loro sula pensilina a mangiarsela con gli occhi, mandarle baci, incoraggiamenti (magari è una prova di lavoro). Lei è priva di riscontri. Solo dopo, dopo tanto, si rianima e da voce al suo pensiero. Telefona a qualcuno si da un appuntamento, e ritrova parole, immaginazione, vèrve. La guardo di traverso e penso a loro due, in piedi a salutarla con l'aspetto di due lampioni ormai fuori epoca, ma non per questo preziosi. Mi chiedo perduta e assorta nei mei pensieri, che fine abbiano fatto le madri, se sia ormai relegato ai padri il saluto verso l'avventura umana, perché le donne intente a preparare il cibo per il corpo di chi resta. Una mancanza comunque. Immagino, spero abbracci e baci prima di uscire dalla porta di casa. ma ci son anche quelle che non ci sono, come madri non si sono per niente.Mi sento un po' sperduta. La mente torna ad atmosfere lontane ma non tanto. Difficile superare gli errori di ortografia che cambiano il senso del testo.La vita per essere piena, ha bisogno di grandi spazi da riempire con quello che ci attrae di più. E' quello che ho fatto in questi giorno. Il problema vera è quando, alla fine, non hai più voglia di tornare alla tua vita di sempre.Naturalmente poi, la quotidianità. ti assorbe come l'acetone lo smalto rovinato dalle unghie. Non esiste vita senza acetone.
(ascolta)(Eric Gill il famoso scultore, disegnatore di caratteri e tipografo inglese, nato a Brighton nel 1882, Ex libris dedicato a Ananda Coomaraswamy)