dagherrotipi

IN THE GARDEN .....


Nel giardino, trasformato in bosco, un groviglio di rami e di erbacce, che rispecchiava benissimo gli stati d'animo dei suoi fruitori, molto assenti nonostante l'estate afosa, è avvenuto un miracolo.Tutto ha iniziato da un tentativo di mettere ordine, dalla voglia di rendere vivibile uno spazio amato da tutti, ma che all'improvviso ha assunto sembianze ostili. Come questo spazio, dove io non son più capace di scrivere. Ma non è di questo che voglio parlare.L'anno scorso il nostro giardino viveva di voci e allegria, i bambini vi giocavano e noi adulti passavamo fra chiacchiere e cibo. Qualcosa è accaduto, come un sortilegio, come un estendersi di un enorme malessere dalle mura di casa, fin giù, fra le piante e i fiori che non ci sono più. Resistono dopo il passaggio di mani esperte, le radici, le piantine pronte per nuove fioriture, ma tutto il resto è morto.Ora si ha sensazione di ordine, magari è un ordine che non corrisponde al nostro piacere, ma è bello e rassicurante da vedere.  Ci son voluti due giorni, due giorni in cui ho lavorato a fianco di mia madre, l'ho osservata, l'ho ripresa perché si sedesse, non si affaticasse (parole inutili, non si è mai preservata, fino al punto di cadere a pezzi). L'ho osservata e ascoltata, con l'animo tranquillo di chi segue un maestro che ama e che teme, ma sa comunque che ha molto da imparare, pur avendo la certezza che mai raggiungerà quei livelli, quella sapienza, frutto di un atavica conoscenza.Abbiamo lavorato insieme, fianco a fianco ed è stato bello anche se faticoso, fisicamente faticoso. Quando non entriamo in certi grovigli che pare siano dentro di noi, io e mia madre andiamo d'accordo, riesco a seguirla, anche se forse per lei sono un po' troppo indolente, ma la perfezione non fa più parte di questo mondo. ...Ho letto in questi giorni un libro sulla storia della sua/loro famiglia, ricerche storiche e ricordi dmolto: il narratore, anch'egli parte della famiglia, ad un certo punto dcomclude affermando che le donne furono il migliore frutto di quell'albero secolare, che aveva dato vita a rami possenti, ricchi, ma che attraverso la progenie maschile aveva perso a poco a poco tutto, perché in quell'ambiente comunque di ricca borghesia, ma di origine contadina, i maschi erano educati a prendersi cura dei poderi e le figlie eran mandate a scuola, poi provviste di buona dote per ben sposarle. Devo dire che se penso a mia madre e a sua sorella, e alla loro madre, che pure non proveniva da quella famiglia, ma ne fu come dire, un esile pianta dalla chioma frondosa sotto cui tanti di loro (e tutti noi) andarono a trovare conforto e aiuto, nonostante fossero messi meglio di lei, se penso, dicevo, alle due donne che fanno parte della mia vita, le vedo forti, a volte ondeggianti al vento, altre ferme e dure, ma creano un ombra che basta a loro stesse e le sorregge, le rende forti.Io non ce l'ho quest'ombra, mia sorella è troppo lontana e i miei fratelli sono alberi che hanno le loro ombre, E poi non sarebbe la stessa cosa, mai, una sorella è una sorella, un uomo è un uomo.Però ora abbiamo il nostro giardino, i bambini hanno ripreso a giocarci e io, un albero che difficile capire che cosa sia, cerco di dare ombra a ciò che amo. A volte, purtroppo, vedo che prendono troppo sole, nonostante me. D'altronde nemmeno io riesco a proteggermi.
(ascolta)