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BABETTE


Babette. Così l'ho ribattezzata mia sorella. Per quel suo modo discreto e silenzioso di muoversi, per quel piacere che prova nel cucinare, per quella grazia innata che ha, che va oltre un corpo da nuotatrice a riposo. 
     
Le sere qui scorrono serene e m'incanto ad osservarla pensando a come sarà quando se ne ritornerà in Argentina. Non facile. Perché la stagione che verrà è quella delle sere lunghe e fredde, della pioggia insistente, e, secondo le previsioni catastrofiche che si leggono on line, quella di un inverno tra i più freddi del secolo. Già, ma di quale secolo stiamo parlando?Con Babette facciamo veramente delle lunghe passeggiate. Io cammino e mi guardo attorno, ascolto il canto degli uccelli, controllo se c'è qualche frutto da raccogliere, mi fermo ad osservare la natura. Insomma, perdo tempo e vado lenta. Lei cammina veloce, direi che ha un passo da montanara, va dritta per la sua strada, non si fa stupire da nulla, almeno pare, sembra, come le ho detto, che debba sempre andare da qualche parte.. S'è messa a ridere, si, hai ragione, è che io sono così, se devo camminare cammino.... Dimmi, ma come fai tu a convivere con mamma, io la sento cinque minuti e mi monta l'angoscia, è negativa, è sempre a pensare qualcosa che poi ripensa e cambia...  Prima di tutto io non la contraddico mai, l'ascolto, e solo quando è proprio necessario le dico quello che penso. La sera quando giochiamo a macchiavelli e io mi devo concentrare, lei tamburella le dita sulla tavola e io faccio finta d'arrabbiarmi e la rimprovero, e lei ride divertita. E questa storia continua all'infinito e mi pare di essere dentro ad una storia di quelle che si leggono di tanto in tanto: due sorelle che vivevano insieme...Domani sera esce con le amiche di un tempo, allora io farò da supervisore sull'abbigliamento e il trucco/parrucco. Perché lei è proprio acqua/sapone, semplice e disarmante.