dagherrotipi

autunno


Al mattino l'aria fredda arriva dritta sul viso mentre stai ancora sotto le coperte, leggere, che siamo solo all'inizio di questa stagione di colori autunnali. C'è un certa frenesia casalinga, esami dati per metà i cui crediti non vengono tenuti in considerazione dai professori, come se sostenere un esame e passarlo con un bel voto fosse una cosa che puoi anche, eventualmente, dimenticare di convalidare, tenuto conto che un giorno si ed uno no si passa dalla triennale alla quinquennale(magistrale) e poi di nuovo alla tirennale...Insomma, una specie di gioco a rimbalzar carriere e sogni di cui nessuno è artefice, ma a cui tutti partecipano.Poi ci sono i corsi per recuperare, che proprio perchè devi recuperare, vai a scuola due ore dopo e torni a casa una prima. le chiamate in nazionale, far combaciare allenamenti, partite, palestre, e magari quelle 30 frasi che hai segnato sul libro e non sul diario.Stare a casa, fare la casalinga, anche per poco, se uno la vuol fare sul serio, offre spunti d'impiego notevoli. Come la risoluzione di mille piccoli contrattempi creati dalla Telecom. Che fa lacori di ripristino sulla rete, e poi si dimentica di comunicare che i parametri d'accesso ad internet...una serie di 4 numeri... son cambiati. E tu ti affidi all'estro, ed in un giorno di rottura chiami il tuo tecnico di fiducia che ti risponde pure quando sta facendo pipì, e lui ti dice che è da lunedi che corre a destra e a manca....e che mezza città è nel pallone..Ma poi ciondoli un po' stanca, t'immergi in un libro che sa di spezie e capisci che stai invecchiando: da giovane capivi tutto al volo. Ora hai la netta sensazione che gni libro, per apprezzarlo appieno e capirlo fino in fondo, dovresti leggerlo almeno altre due o tre volte...Deve essere l'autunno. Profumato, tranquillo, caldo nei colori e freddo nell'attacco mattutino. Ma poi la giornata si risolve per quel che è.Un misto di dolcezza avvolgente in un panno di lana ruvida.CARMEN LXXXIIDicebas quondam solum te nosse Catullum,Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem.dilexi tum te non tantum, ut vulgus amicam,sed pater ut gnatos diligit et generos,Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,multo mi tamen es vilior et levior.“qui potis est?”, inquis, quod amantem iniuria taliscogit amare magis, sed bene velle minus. Allora andavi dicendo che solo avevi avuto Catullo,Lesbia, neppure Giove volevi al posto mioE ti amai non come s’ama la solita amichetta,ma come il padre i figli e i generi ama.Adesso so chi sei: e pure se la voglia aumenta,sempre di più mi diventi indifferente, flebile.Come si può? Tu chiedi. Ecco, il tradimentoeccita l’amante alla passione, mi spegne il voler bene