dagherrotipi

andata e ritorno dall'inferno


che l'inferno fosse in un seminterrato non lo sapevo. che ci fossero le sbarre alle finestre potevo immaginarlo. perchè ti vien voglia di fuggire quando non ti rendi conto del perchè ti trovi lì.e non importa se al posto delle fiamme ci sono pareti d'un bianco ingrigito, e le voci dei dannati non sono urla, ma lamenti continui, cantilenanti.solo la voce di lei si alza quasi stridula in quella stanza momentaneamente vuota.e le sue mani descrivono arabeschi nell'aria, piccoli gesti infiniti ... non è mai stanca..la pettino, la lavo e le faccio indossare qualcosa di pulito. ma poi insiste, e si rimette com'era prima. e nasconde le vesti sotto il cuscino.le regalo un profumo, l'accarezzo, vorrei dirle che è ora della ceretta. chissà se la cosa saprebbe distrarladai suoi mostri, dalle sue angoscie, dalle paure e dai tormentistrappare via dalla mente con un gesto ampio e preciso, sicuro e netto, anni e anni di dolore. forse sono arrivata tardi.esco, il cielo è proprio grigio. forse pioverà.penso ai miei giorni bui, alla paura di non farcela ad aggrapparmi alle parole di lei, ai gesti pacati dei miei figli, a quel pò di coraggio e voglia di vivere che m'era rimasta addosso.sono passati. per fortuna, sono passati.ora sono fuori e respiro ... profondamente: la forza che avevo davanti a lei è scomparsa. mi sento come se la vita fosse uscita dal mio corpo. lo sò ... la mia paura è di vedermi ad uno specchio, riflessa in quella nuvola di mondo capovoltoora sono fuori ...
(immagine:mimmo scognamiglio)