dagherrotipi

anch'io ho un po' di paura ...


E' inutile, anche in questo mondo virtuale, la paura reale e concreta per la recessione, la povertà, è tangibile. Io ho sentito parlare  mia nonna e mia madre dei tempi grigi della guerra, periodi in cui i cappotti si rivoltavano, il pane si faceva con la farina di mais e la gente lavorava alla giornata. Nessuno possedeva la casa, se erano contadini poi si spostavano con la stessa frequenza delle migrazioni di uccelli, una stagione, e se andava male, via.
Chi la possedeva, ricordo la casa dei miei bisnonni, si trovò improvvisamente nella condizione di svendere tutto e perdere. Perdere la terra. Perdere la casa di famiglia, con i muri che rimandavo le urla delle partorienti e le preghiere per i moribondi.Per chi non l'aveva mai avuta, non era nemmeno una cosa per cui star male, inconcepibile suicidarsi per qualcosa che non fosse la salute o l'amore.La povertà. Mi vien da riflettere sul fatto che noi siamo talmente ricchi e benestanti, anche quando non siamo ricchi, che proprio prima di arrivare alla povertà vera e propria dovremmo attraversare il tempo e la storia.Un pochino ho paura anch'io. Non che abbia niente da perdere, ma che c'entra. Ho paura perché non so come sarà abituarsi al meno, ho paura perché io come altri forse, e i miei figli senz'altro, abbiam perduto il senso del fare materiale. Del lavoro fatto con le mani, per intenderci. E non so se le metamorfosi di questi anni di boom economico e di benessere ci abbian cambiato anche il DNA.In fin dei conti, siam tutti figli di contadini, può darsi che qualche cellula sana ci sia rimasta.L'unica cosa che vorrei, veramente, e che qualcuno finalmente pagasse. E non solo io,
o mio fratello, o il mio uomo o mia madre, o la mia amica, che anche se siamo importanti, non c'entriamo un cazzo di niente.Vorrei che pagassero quelli che c'hanno preso per il culo, quelli che con la finanza creativa c'han fatto credere che tutto era possibile. E anche quelli che pur sapendo, hanno taciuto. Tanto noi siamo delle pecore...e più che belare, non facciamo.E poi se proprio devo avere paura di qualcosa, che di qualcosa anch'io ho paura, è della violenza, della xenofobia, che ci distraggono creativamente dai vari faccendieri e banchieri e capitani d'industria e politici lesti lesti con il gioco delle tre carte.
E poi ho paura che l'Italia si trasformi in un'altra Argentina. Con le ringhiere e le sbarre alle porte e alle finestre delle case, e i poliziotti armati davanti ai negozi, e la gente che tira giornata dentro a case con finestre di cartone e che vive col sussidio dello Stato ...Oddio... che lo Stato nostro ci dia un sussidio è improbabile....ma io c'ho paura lo stesso
(photo stinac)