dagherrotipi

OLTRE IL TEMPO, SENZA TEMPO


Io la conosco da poco. Mia madre da molto di più. Dice che era una bella ragazza, piena di vita, destinata dalla nascita ad un futuro splendente.Mi piace guardarla, anche se lei non guarda mai nessuno, pare assente ed invece è completamente concentrata ad osservare il movimento meccanico delle grandi lancette d’ottone del vecchio orologio a pendolo che sta in quella parete della sua casa da un tempo infinito. Mia mamma dice che hanno dipinto e ridipinto la parete almeno due , tre volte ma che il pendolo è li fermo immobile, nessuno lo sposta. Dicono che lei resta viva finché va il pendolo, ma nessuno finora sa se è vero o no.Qualcuno dice che quando si mise seduta in quella poltrona era giovane e bella. Una ragazza con lunghi capelli neri leggermente mossi e due grandi occhi scuri, un po’ malinconici, ma con un sorriso incredibile e dei bellissimi denti bianchi e perfetti.In pochi avevano denti bianchi e perfetti al tempo in cui lei li aveva.La poltrona è vicino alla finestra, penso fosse un posto strategico, in modo di guardare fuori, sulla strada in ogni momento del giorno e della notte. Non c’erano macchine, era quasi campagna, ma la strada delimitata dal fossato univa la loro casa al resto del mondo. Questo era prima della guerra, quando tutto era diverso.Seduta a quella poltrona i primi tempi teneva un diario, poi arrivarono le lunghe lettere d’amore. Alla fine per colpa della vista decise di usare uno dei quegli apparecchi a pile in cui registravi voce e parole ed incise così tante di quelle frasi da farci una fortuna come lapidario.Il fatto era, mia madre me lo raccontò con un po’ di stizza e malinconia, il fatto era che un giorno, uno di passaggio a cui lei aveva fatto un dono speciale, le aveva detto: aspettami!Alcuni dicevano che se l’era inventato, altrimenti lui, come molti uomini d’onore, avrebbe fatto ritorno; altre dicevano che nessuna donna sana di mente avrebbe aspettato tanto uno di passaggio, e quindi lei non era sana di mente. Altri semplicemente si spiegavano il fatto con molta semplicità: non aveva trovato di meglio nella vita che un ricordo.Quando la vedevo seduta in quella poltrona mi sembrava di sentire l’odore degli anni passati, sapeva comunque di buono, nonostante l’odore acre del dolore.Un giorno la pendola si fermò, qualche cretino non l’aveva ricaricata e lei se ne andò. Seduta in quella poltrona aveva vissuto tanti di quegli anni che se anche lui fosse stato vivo sarebbe stato talmente vecchio da non andar bene nemmeno per piangerla al suo funerale.La notizia si sparse nel paese e poi in città e poi fece il giro della provincia e vennero in tanti a vederla. Arrivò anche un uomo, di non so quanti anni disse mia madre, si avvicinò alla salma e la baciò, con grande intimità, fu il parere di tutti gli astanti, poi fece sfilare da una tasca della giacca un orologio da taschino sul cuore della salma, di quelli che si caricano col movimento del polso.Il vecchio piangeva, e mia madre fu colpita da quelle lacrime. Gli si avvicinò e con un fazzoletto gli asciugò gli occhi, le guance rosse dal dolore. L’aiutò a sedersi prendendogli una sedia. gli fece vento per ridargli il respiro. Lui non aveva più braccia, ne mani...ne tempo..MMG