dagherrotipi

SENZA UNA RAGIONEVOLE RAGIONE


Mi sono seduta in silenzio quando me l’hanno detto. Ho aperto una mano schiacciando all’indietro le dita serrate e ho cercato la linea della mia vita. Sembra incisa nella carne, si vede che sono mani ormai di una donna matura. Metto ogni giorno la crema per il freddo, me le massaggio mentre ascolto il telegiornale in cerca di notizie. A quell’ora ho finito il mio lavoro, sono già rientrata in casa, ho pulito quel poco che possiamo sporcare noi due. Ci muoviamo come fantasmi cercando di non sciupare nulla di quello che abbiamo. L’unica proprietà destinata a lui, se ne avessimo un altro di figli dovrebbero litigarsela, è piccola, Meglio così. D’altro canto un altro figlio non è mai arrivato e io questo me lo sono cresciuto come un gioiello. In questo buco di paese, il mio paese, non c’è nemmeno la scuola e tutte le mattine una banda di bambini prende la corriera e va in città. E lui con loro, da sempre. Un bel ragazzo, moro e due splendidi occhi che ha preso dal nonno, un pezzo di marcantonio siciliano, un uomo fiero e silenzioso. Lui, mio figlio no, assomiglia nel carattere al padre, allegro e gentile. Sfortunato. Se non era che dovevamo finire la casa e servivano altri soldi non sarebbe andato tanto in giro a lavorare. E mio figlio sarebbe rimasto con lui. Magari a impararsi un mestiere. Speravo facesse il contadino, o il dottore. Ha fatto il portatore di pizze per un po’, poi s’è messo in testa di studiare e s’è preso il diploma. Era proprio bravo. Quando m’ha detto che lavoro voleva fare siamo rimasti un po’ stupiti. Ma come? Adesso che non è obbligatorio farlo, lo vuoi fare tu?. Chissà dove vivrai..Ci stava bene, diceva. Io e mio marito non eravamo molto convinti, come potevano non mancargli la sua camera, la sua casa, la mia pasta al forno e il latte coi biscotti al mattino. Ma lui diceva sempre che stava bene. E quando disse che partiva e che da quel mese ci avrebbe dato più soldi per la casa siamo stati anche felici. E sollevati, lo confesso. Era come se finalmente la sorte fosse dalla nostra parte. Credevo gli avessero ordinato di partire, ma lui confessò a suo padre che l’aveva chiesto, era come andare in missione, disse, sono un volontario. Suo padre quando me l’ha detto scuoteva il capo, ma io a tranquillizzarlo, vedrai se va in missione tutti gli vorranno bene, li vedi che portano il cibo ai bambini, e aiutano gli anziani. Dai, è generoso questo figlio. Ma lui non ci credeva e voleva quasi incolpare me perché avevo voluto rifare il tetto della casa per nostro figlio. Ma pioveva dentro, potevamo aspettare che si bagnassero tutti i mobili?Sicché quando oggi me l’hanno detto, mi sono seduta su una poltrona perfettamente asciutta e ho pensato che fuori fa un freddo pazzesco, ma noi siamo al caldo. Per via del tetto rifatto.C’è una goccia sul palmo della mia mano. Una soltanto. Non riesco a piangere.MMG