dagherrotipi

TE NE VAI?


- Te ne vai? – sì, pensavo di si. Ma se vuoi, se lo desideri, resto. – no, preferisco di no – Ho messo dentro la valigia le mie cose, l’avevo preparata da giorni ormai, sapevo, me la sentivo che sarebbe finita così. Troppi cambiamenti nell’aria, troppe richieste, ricatti, musi lunghi. Non ce la facevo più.Tutto cominciò alcuni mesi fa. Forse a dire il vero anche prima, ma non l’avevo capito bene, pensavo di essere solo nervosa per certe cose che non andavano al lavoro e poi i soliti problemi in casa, i figli da curare, i genitori da assistere, i lavori, la spesa. Era diventato tutto pesante e insopportabile. Quello che prima gestivo con padronanza oggi, improvvisamente mi era diventato estraneo, insostenibile. Probabilmente c’era che era arrivato in casa un ospite inatteso che io dovevo accudire. Odio quando mi fanno queste sorprese senza chiedermi nulla. Mio marito lo sa, e non avrebbe dovuto forzarmi la mano ben sapendo che poi il carico di lavoro sarebbe stato mio. I bambini naturalmente l’hanno adottato immediatamente, resta che io devo alzarmi presto e portarlo fuori il mattino e che sempre io quando torno a casa il pomeriggio devo portarlo fuori di nuovo. Mio marito è sempre via per lavoro ed io mi sento sola.Aveva giurato che col tempo sarebbe stato più a casa e dopo l’arrivo dei bambini gli avevo chiesto di starmi vicino. Le rate della casa, le macchine e tante cazzate e lui era sempre fuori e io in casa con i bambini. E oggi anche il cane. Ma lui è sempre fuori e quando torna a casa è stanco, si mette sul divano e gioca con i bambini e io lì a guardarlo. Non mi ricordo quando è stata l’ultima volta che ci siamo guardati con desiderio. Alcune sere fa gli ho detto: -devo parlarti – e lui – cosa c’è? – A me quando uno mi dice cosa c’è mi viene il nervoso. Come cosa c’è?! Sono stanca, i bambini, il lavoro, la casa e ora il cane. E tu non sai nemmeno più regalarmi un sorriso, non dico un fiore, quello è fuori discussione … potresti regalarmi anche uno spazzolino da denti  nuovo, o un paio di calze chissé ne frega, vorrebbe dire che hai pensato a me mentre eri fuori. … niente … ti sei dimenticato di me come donna. Ti sei dimenticato di me.-- Senti, a me pare che noi abbiamo un problema - ah si?, quale? – non ti sei accorto di nulla? – sì, vedo che sei sempre nervosa e suscettibile, vorrei sapere perché. Non mi pare che ti manchi nulla … - A volte, sempre più spesso mi manchi tu - Io lavoro fuori, lo sai – E poi c’è dell’altro … credo di essermi innamorata – ah! … e chi è? Lo conosco? – fa una qualche differenza? – beh, direi di sì, se permetti. – non t’interessa sapere perché è potuto succedere? Non ti chiedi come mai? – Dimmelo tu – perché mi sento sola, tremendamente sola, e avevo bisogno di risentirmi bella, desiderata. Mi mancavano certe sensazioni che tu una volta sapevi darmi. Da secoli mi mancano e qualunque cosa facessi tu niente. –Tutto era cominciato per caso. Avevo conosciuto questo tipo sul lavoro, c’eravamo sorrisi e da quei giorni era stato un corteggiamento discreto e carino. Al mattino trovavo il caffè sul tavolo, a volte accompagnato da un post it con due parole, solo due … ma che cambiavano l’andamento del giorno. Se stavo in casa per un po’ di giorni mi mandava messaggi per sapere come stavo, che facevo … Un giorno, avevamo fatto lo stesso orario in ufficio uscimmo che era buio presto, vetrine illuminate, freddo pungente. Si offrì di darmi un passaggio per non farmi aspettare l’autobus. Io salii, sapevo che non avrei dovuto e tremavo. Di paura e di desiderio. Ma salì. Fu l’unica volta che ci baciammo. Ma fu un bacio che durò talmente a lungo che io mi sentii svenire. Gli dissi –no –e uscii dall’auto senza farvi mai più ritorno. Ma non vuol dire che non continuasse. Anzi. Il desiderio era talmente palpabile che ogni volta che lo vedevo avevo un orgasmo silenzioso. Li avevo avuti anche con mio marito.Decisi di parlarne con mio marito. Non volevo che questa cosa ci allontanasse di più. Avevo bisogno di lui, l’uomo che avevo sposato. E che amavo, si sapevo di amarlo sopra ogni cosa, non volevo lasciarlo. Ma lui doveva fare qualcosa per me, per noi.- Bene, e ora che ti sei liberata la coscienza che intendi fare? Lo sai vero che io non ti ho mai tradita? – lo guardavo spaventata, per la prima volta dopo tanto tempo vedevo la sua bocca piegarsi in una smorfia di dolore, il suo viso contratto arrossato dall’ira – Non lo sapevo, come avrei potuto? Sono mesi che ti chiedo di parlare con me, un confronto. Ma tu niente. Per quel che ne so io in questo tempo avresti potuto fare tutto quel che vuoi. Io ti ho chiesto ripetutamente di parlare con me, di ascoltarmi, di cambiare. Abbiamo e3ntrambi delle responsabilità in quel che è successo! – Ma non se ne parla minimamente! Tu avevi tutto, Io ho vissuto per te ed ora scopro che ti sei innamorata di un altro. Ci sei andata a letto? – No – e perché?! – Perché non era quello che cercavo, quello di cui avevo bisogno. Riesci a capirmi?L’uomo passeggiava nervoso nella stanza. Si versò da bere e si mise a fissare il vuoto dalla finestra. Bevve d un fiato il contenuto del bicchiere e una smorfia accompagnò il bevuto. Si versò di nuovo da bere. Si girò verso di lei e la fissò incredulo.-Che cosa ti è mancato, dimmi? – Mi è mancata la tua solidarietà, la tua vicinanza, mi sono mancati l’eccitazione e il desiderio. Ero sommersa nell’abitudine e nel silenzio, ovvero nella solitudine. Di giornate passate a sperare che tu mi dessi un segnale. Niente. Ricordi quella sera che ti telefonai per uscire a cena, avevo prenotato per noi’ te lo ricordi?- sì, non mi sentivo bene, mi pare, e il giorno dopo dovevo partire. Ti chiesi scusa almeno mille volte – Beh, non era così importante … sennonché a casa andasti subito a dormire e non ti è mai passato per la mente di chiedermi perché, perché avessi voluto invitarti a cena – perché? – perché cosa?- perché mi avevi invitato a cena? – perché ti amavo e volevo che tu ti svegliassi. –Mezz’ora fa lui se n’è andato.Temevo questa decisione. Avevo paura di perderlo, ma ho dovuto fare quello che ho fatto. Stavo male. Il silenzio mi stava uccidendo. La consapevolezza di averlo perso un’altra volta mi fa star male. Forse era solo un povero diavolo anche lui, troppo preso dal lavoro, dagli impegni. Forse pensava che io fossi felice, e lo ero una volta. Ma avevo lui, sempre presente, sempre dolce e affettuoso.Fuori fa freddo. Un freddo pungente. Non so se lo sento questo freddo certo sono incazzato. Mi ci sono voluti anni e anni di lavoro, di rinunce e non so che altro e ora scopro che lei si è innamorata di uno che manco la porta a letto.  Ha bisogno di favole, di parole. Un tempo non era così ... Quando la prendevo per i fianchi e la stringevo a me esplodeva di passione, e qualsiasi cosa facesse era passione pura, fuoco, scintille … Dio com’era bella ed eccitante.  Devo trovare un posto dove andare, potevo telefonare ai miei ma quelli dopo fan tante domande … Troverò un posto in albergo. Chissà i bambini domani quando non mi vedono. E se tornassi indietro, se tornassi da lei?  Quella è anche casa mia.- Hai dimenticato qualcosa? – no, pensavo di restare qui – ti ho pregato di no – E io dico di si – sei un gran figlio di puttana, lo sai? Torni a casa solo perché questa è casa tua?! – No, non solo – e perché allora? – perché quell’uomo è un cretino – quale uomo? – quello di cui ti sei innamorata – e tu come lo sai, manco lo conosci- è un cretino e basta- perché- perché non si ama una come te senza farci l’amore –MMG
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