Luigi Bracco

La passione d'assoluto


L'uomo è una sintesi di tutto l'universo. Il che vuol dire che tutto l'universo entra nell'uomo attraverso i sensi. Ma come entra nell'uomo sorge il problema. Essendo l'uomo tempio di Dio, quindi portatore dell'Assoluto, passione d'Assoluto, l'uomo come riceve in sé il mondo esteriore, la creazione, le creature, gli avvenimenti, i fatti, immediatamente l'uomo sente una conflittualità: le cose del mondo esteriore non sono l'Assoluto. Certamente non sono l'Assoluto, quell'Assoluto che l'uomo porta in sé e di cui lui è fame. L'uomo è caratterizzato da questo: l'uomo è passione, fame d'Assoluto. E come questa passione d'Assoluto viene a contatto con ciò che non è Assoluto, la cosa non è più sopportabile dall'uomo: l'uomo sente il problema, ha bisogno di una giustificazione, ha bisogno d'interrogare, di un perché e sentire la risposta. Perché le cose mutano? Perché le cose passano? Perché tutte le cose sono soggette a morire? È questa passione d'Assoluto, è questo Dio che l'uomo porta in sé che fa interrogare. L'uomo ha bisogno di una risposta. E qui di fronte a questo problema ogni uomo comincia a qualificarsi e determinarsi. Abbiamo uomini che di fronte a ciò che non è Assoluto, loro che sono passione d'Assoluto, rispondono con il tentativo di trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto. È la fatica, è lo sforzo, è lo studio di tutti gli uomini: cercare di rendere Assoluto quello che Assoluto non è. Tutta la fatica umana e tutti i conflitti umani, hanno questa radice profonda: l'uomo non accetta il mutamento. L'uomo non accetta che le creature e le cose del mondo mutino e lui tende a renderle eterne, assolute, a renderle stabili. La creazione è tutta opera di Dio che arriva all'uomo indipendentemente dall'uomo, quindi è imposta. L'uomo la subisce, però subisce una cosa che non riesce a digerire, che non riesce ad assimilare, non riesce a capire. Perché la cosa non è assoluta. E l'uomo è passione d'Assoluto e allora si sobbarca (inutilmente) questa fatica, per cercare di rendere Assoluto quello che Assoluto non è. Qui abbiamo l'uomo che si definisce l'uomo faber. L'uomo che lavora. L'uomo che fatica. L'anima di tutto il lavoro umano e di tutta la fatica umana è quella di cercare di rendere Assoluto quello che Assoluto non è. E poi abbiamo una seconda risposta dell'uomo e la seconda risposta dell'uomo non è quella di trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è. Ma è quella di cercare che cosa è l'Assoluto. E qui abbiamo l'uomo sapiens, l'uomo che cerca di sapere. Quindi il primo uomo (homo faber) è quello che vive per trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto e va certamente verso il fallimento. Tutto il lavoro umano e la fatica umana vanno verso il fallimento. Perché nessun uomo riuscirà a trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto, se non altro perché c'è la morte. La soluzione del problema non sta lì. L'homo sapiens è invece l'uomo che cerca di capire e abbiamo detto prima che la salvezza sta nel capire. Allora la salvezza sta qui. Non sta nell'homo faber, la salvezza sta nell'homo sapiens. Uomini che tendono a fare (anche nel campo dell'apostolato è sempre un voler fare le cose del mondo esterno in modo che siano assolute) e invece uomini che tendono a cercare di capire che cosa è l'Assoluto, chi è Dio. Tutto dipende dal tenere presente Dio o non tenere presente Dio. Dio Creatore di tutte le cose è l'essere che nessun uomo può ignorare e questo è un termine uguale sia per l'homo faber che per l'homo sapiens. Certamente non è l'uomo il creatore delle cose. L'uomo è passione d'Assoluto, quindi non sopporta quello che non è Assoluto. Quindi tutte le volte che l'uomo non tiene conto di Dio, immediatamente è portato a trasformare ciò che non è Assoluto in Assoluto, quindi a volere la creatura o la cosa assoluta, immutabile come Dio, mette la creatura al posto di Dio. Abbiamo detto che questa è l'anima di tutti i problemi e di tutta la fatica dell'uomo. Se invece l'uomo tiene conto di Dio, tutti i segni che arrivano all'uomo dalla creazione sono un ammonimento, l'uomo li riceve come ammonimento, come denuncia, come sollecitazione ad approfondire la conoscenza di Colui che lui non può ignorare.(LUIGI BRACCO)