Luigi Bracco

Il potere dell'io.


Dio è Creatore, Lui solo è Creatore; noi pensando a noi stessi distruggiamo quello che Dio fa, quindi abbiamo la possibilità di distruggere le sue opere; cioè il potere del nostro io è un potere tremendo: è quello di fare niente tutto quello che Dio fa, di ridurre a niente tutto la creazione di Dio. Infatti noi facciamo esperienza del niente; cioè tutte le cose che Dio ci presenta, se noi non ci affrettiamo a riportarle a Dio le macchiamo dei nostri desideri, le macchiamo del nostro pensiero; ma quando una cosa è macchiata del nostro pensiero, ci fa venire le rughe, ci fa invecchiare; cioè, la cosa, quando l’abbiamo vista, se non la portiamo a Dio per noi diventa vecchia. Un libro quando l’hai letto è diventato vecchio, infatti la seconda, la terza volta che lo leggi, non lo sopporti più, ti stanca; questo perché “l’ho già visto”, ecco il potere del nostro io. Ecco, riferendo le cose a noi, rendiamo vecchie le cose, ma facendo vecchie le cose, noi ci distruggiamo, perdiamo la vita. Mentre invece, se le cose le portiamo a Dio, se Lui mi presentasse anche mille volte la stessa cosa, se le portiamo a Dio, Dio diventa una sorgente di novità continua, perché ad un certo momento diciamo: “Signore, come mai mi presenti per mille volte la stessa cosa? Cosa mi vuoi dire?”; e se Lui me la presenta c’è una novità. Per cui con Dio c’è una novità continua, e la vita è novità. Anche nella Vita Eterna c’è questa novità continua, perché Dio è infinitamente superiore a noi, e quando si vive con un Essere superiore a noi, si va incontro a delle novità in continuazione, proprio perché è superiore. Quindi nella Vita Eterna non è che si canti da mattina a sera: “Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo”, cioè che cantino sempre la stessa cosa, No! La Vita Eterna è una comunicazione di novità continua di Dio. Ora, se qui sulla terra abbiamo già tanta novità, perché Dio è il Creatore, tanto più nella Vita Eterna. Però ad un certo momento noi, pensando a noi stessi, distruggiamo tutto, perché rendiamo tutto vecchio; per cui non c’è nessuna novità e tutto diventa uguale, ecco la monotonia; la monotonia è nel pensiero del nostro io, perché distruggiamo la novità di Dio, perché le togliamo l’anima, le togliamo lo Spirito. Allora noi arriviamo a dire: “A che cosa serve la vita? La vita è tutta una noia”; e già perché vivendo nel pensiero del proprio io macchiamo tutto. Quando una cosa è macchiata col pensiero del nostro io non serve più per collegarci con Dio. Cerca il Pensiero di Dio e ti accorgerai quanto Lui, essendo la Vita, sia una sorgente di novità. Domanda: Tutto è fatto da Dio Creatore; questo potere di distruggere le cose, da chi è creato? Luigi: Da Dio; il nostro io è una creatura di Dio. Ora, se Dio non avesse dato a noi l’io, questa coscienza di essere, noi non potremmo conoscere, saremmo animali. L’animale non ha coscienza dell’io, ma non può conoscere. La condizione per conoscere è quella di poter dire “io”, soltanto che se diciamo “io” distruggiamo noi stessi, perché ci sostituiamo a Dio, facciamo del nostro io il punto fisso di riferimento. Eppure è necessario che io possa dire “io”; è lì tutta la tragedia di Cristo che muore in Croce; se non ci fosse questo rischio, Cristo non sarebbe venuto a morire in Croce; sarebbe bastato che Dio scrivesse nel Cielo: “Io sono Dio, cercatemi e vivrete”; ma perché è stata necessario la crocifissione di Cristo? La crocifissione di Cristo è stata necessaria perché l’uomo corre il rischio di dire “io”, e dicendo io si distrugge; per cui dico così: «noi dobbiamo imparare a dimenticare questo io”; il nostro io è sguardo, “immagine e somiglianza; noi dobbiamo imparare a dire: “Tu”» . Noi siamo fatti dal Tu; ecco, anche le nostre grammatiche sono fatte male; infatti noi diciamo: “io sono, tu sei…”; bestia! tu non sei, Dio è. Allora incominciamo dal Tu: “Tu sei e io sono”; ma “io sono in quanto Tu sei”, cioè in quanto io posso dire sempre: “tu sei”; la Vita Eterna sta nel dire “Dio tu sei”. Più noi diciamo “tu sei” e più noi viviamo; perché tutta la nostra gioia e felicità sta nel dire “tu sei”, e tutta la nostra tristezza sta nel dire: “io sono”. Abbiamo la possibilità di dire “tu sei”, però siccome non siamo delle macchine, non siamo delle rotelle di un ingranaggio, perché con Dio c’è una partecipazione consapevole, si corre il rischio di dire: “io sono”; e dicendo “io sono” non capiamo più niente. Infatti non siamo noi che facciamo il filo d’erba, ed è finita. Ecco, ci basta il filo d’erba per essere smentiti e farci entrare in crisi; infatti tutta la creazione si mette a ridere quando noi diciamo “io sono”. Tutti ridono; e tutti ci accorgiamo che quando uno inizia a dire “io, io, io…” ci fa venire la barba lunga; questo perché non siamo noi i creatori, non siamo noi che facciamo il filo d’erba.Commento di Luigi Bracco al Vangelo di San Giovanni.