CAFFE' AMARO

ufficio statale ideologia, si hai capito bene


Un donnone alto, con acconciatura sovietica tardo anni 70 e una agghiacciante giacca fiorata beije e fuxia. E' lei il Capo dell'Ufficio Statale per l'Ideologia della città di Gomel, seconda città della Bielorussia. Sorridente accoglie i suoi ospiti nel suo ufficio ben arredato e illuminato dal sole di maggio.L'interprete la presenta, ma a me la sua carica suona strana. "Capo dell'Ufficio Statale per l'Ideologia"?Scusa????? L'interprete per sicurezza richiede alla signora di presentarsi e poi conferma: "Si, lei è proprio il Capo dell'Ufficio Statale per l'Ideologia". L'interprete, bielorussa, sembra non capire il mio stupore.Dentro di me penso (lo ammetto) "ho la notizia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!". Poi cerco di sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione e chiedo di cosa si occupa, di grazia, nel 2010, l'Ufficio Statale per l'Ideologia, in una città moderna e colorata a tinte pastello, sede di una delle più prestigiose università dello Stato e purtroppo capoluogo di una delle regioni tuttora più contaminate dalle radiazioni di Chernobyl?Controllo dei giornalisti è la risposta dell'interprete, che però si corregge velocemente spiegando che non si tratta di controllare i giornalisti ma di divulgare le notizie."Aaaaah, è l'Ufficio Stampa" dico io, un po' dispiaciuta, perchè nel frattempo mi ero già fatta il film sulla storia che intervistavo una donna di regime che controllava i giornalisti.In Italia si chiama Ufficio Stampa, spiego all'interprete, alla quale sembrava assolutamente normale un nome del genere. E' che qui in Bielorussia sono molto nostalgici e hanno conservato gli antichi nomi istituzionali del regime sovietico, che fa più "vintage"."Lei  - prosegue l'interprete - è la persona che sa quali sono gli eventi che accadono in città, sa quali sono le notizie da divulgare e i giornalisti chiamano il suo ufficio per farsi dare le notizie da pubblicare"."Non pensare mica che qui si dica ai giornalisti cosa devono scrivere - dice il donnone ridendo e indicando la porta - la porta del mio ufficio è sempre aperta". Mm... mi sorge un dubbio....e se qualche giornalista volesse scrivere di qualche altra notizia che accade in città? Può farlo anche senza passare da lei, no? Ma non glielo chiedo. Non faccio in tempo e poi capisco che non tira più aria. Comincio a intuire quando i bielorussi non possono parlare oltre. Cambiano discorso, parlano più velocemente, si innervosiscono sulla sedia.Lei è già passata ai saluti calorosi. Dobbiamo uscire.Ma sulla portone di uscita dell'edificio l'interprete mi prende da parte e mi dice che sì, lei in effetti un po' di controllo sulle notizie lo fa. Perchè certo non divulga notizie che le autorità non gradiscono. Ma fin qui anche i nostri uffici stampa istituzionali funzionano così. "E' che a Gomel ci sono due giornali - spiega la traduttrice - e pochi giornalisti. Quindi per scrivere le notizie sul giornale finisce che chiamano tutti lei". Così sono sicuri di non scrivere nulla di scomodo...Anche perchè per chi scrive qualcosa di scomodo le cose non sono proprio rose e fiori. 4 anni fa, alla mia prima visita a Gomel, avevo intervistato una studentessa della facoltà di giornalismo, la facoltà con meno iscritti in assoluto della città: appena 30. Si chiamava Tatiana, collaborava con un giornale, e mi spiegava che libertà di stampa in Bielorussia non ce n'era proprio. "Volevo scrivere un articolo che dicesse la verità riguardo alla nostra repubblica, ma non me l'hanno pubblicato e sono stata arrestata dalla polizia, senza alcun mandato. Mi hanno tenuto 3 ore in carcere, mi hanno interrogato, poi hanno telefonato a casa ai miei genitori, hanno minacciato la mia famiglia. Poi hanno chiamato il KGB per interrogarmi nuovamente".Si giusto, perchè in Bielorussia c'è ancora ufficialmente il KGb, per chi non lo sapesse.