CAFFE' AMARO

Bavaglio bielorusso


Un’amica ha letto il mio reportage dalla Bielorussia. Essendo lei bielorussa ero particolarmente curiosa di avere il suo feedback. “ Era lungo, ma bello, l’ho letto tutto, mi piace come scrivi – mi ha detto – solo una cosa non mi è piaciuta”. “Dimmi pure liberamente – ho incalzato io – mi interessa molto sapere cosa ne pensi, anzi,  non avere timore di dirmi se ho scritto qualcosa di sbagliato”.“No, niente di sbagliato – risponde lei-  solo che mi sembra che tu abbia dato troppa importanza a questa cosa di Chernobyl, delle radiazioni. A noi quel discorso non interessa, non  ci diamo così tanto peso. Viviamo li, non possiamo pensarci in continuazione. Io quelle cose non voglio neanche leggerle”.Tipica reazione bielorussa. In questa risposta è racchiuso tutto l’atteggiamento e la cultura di un popolo sottomesso al regime  che non ha mai conosciuto un’alternativa democratica al comunismo, a cui tutto sembra normale e che si stupisce del nostro stupore.Devo stare attenta, quando scrivo di paesi che non sono il mio, a non farmi tentare da facili giudizi superficiali ed egocentrici. E’ ovvio che il mio punto di vista è quello di una giornalista italiana che ha una formazione cattolica e democratica, e che in più è particolarmente sensibile nei confronti della violazione della libertà di opinione e dei diritti umani.Di fronte c’è un popolo che subisce una descrizione di se’ da parte di una straniera che certe situazioni le mette in evidenza, anche se loro non vogliono vederle. Ieri era la giornata dello sciopero contro la legge bavaglio. Inutile dire quanto trovo aberrante quella legge. Penso che non siamo molto distanti dalla Bielorussia, con tutto il rispetto per la Bielorussia. Per questo devo fare attenzione a non ergermi a giudice nel criticare il bavaglio bielorusso che la popolazione si auto impone insieme ai tappi per le orecchie e alle bende per gli occhi. Noi rischiamo di fare la stessa fine.Ma sono ottimista, un po’. Vedere la grande adesione e solidarietà allo sciopero da tutte le parti politiche e da giornali di tutti gli orientamenti (si ok, a parte i regime-organ) mi rincuora. C’è ancora speranza per gli italiani finchè vogliono essere informati e lottano per tutelare questo diritto. Un po’ meno ce n’è per la Bielorussia che è già arrivata al punto in cui è la gente stessa che non vuole sapere, non vuole pensare.La curiosità è tutto per l’essere umano, senza la sete di conoscenza e di informazione possiamo essere solo schiavi.