Solo quattro parole che rimbalzano di blog in blog, che vorticano come il vento che fa rabbrividire la terra di Primavera. Prima o poi, tra quelle nubi che gonfiano il cielo, cui si inchinano rispettose le chiome degli alberi, si faranno spazio anche i raggi del sole ma troppe volte nella vita la pioggia assume i contorni di un gorgo senza fine, lo sanno bene coloro a cui non basta un ombrello per ripararsi, lo sanno le vittime del razzismo e non solo di quello legato al colore della pelle o alla nazionalità, ma il razzismo meno urlato, quello sotterraneo, strisciante, il più distruttivo, quello che serpeggia indisturbato nei piccoli centri e nelle grandi città di questo nostro bel Paese; lo sanno anche coloro che non riescono a far quadrare il loro misero bilancio familiare o chi perde un congiunto sul luogo di lavoro. "Non può piovere sempre", un luogo comune che sembrerebbe la panacea per tutti i mali che affliggono l'uomo ma quelle gocce frenetiche di pioggia diventano scaglie di ghiaccio che si conficcano nel cuore e che all'improvviso si trasformano in tizzoni ardenti su cui i pensieri si incamminano in una lenta agonia, un martirio a cui si fa l'abitudine così tanto che pian piano quasi non lo si avverte più. Infine ecco che la gente inizia a riempire pagine di poesie d'amore e raccontini erotici, lasciandosi trasportare dalle fantasie e dai sogni, come quello dell'amore eterno, credendo, povera illusa, di sviare la realtà e pensando che dalle ceneri possa risorgere come l'Araba Fenice e diventare splendente come i lampi di gioia o affascinante come Afrodite, voluttuosa e carezzevole come un canto d'amore. Mi spiace rompere la magia delle illusioni, anzi, per farmi perdonare, mi uniformo ai più ed offro un caffè. Come lo gradite?Con una rosa?
O con il cuoricino?
A voi la scelta, tanto... "Non può piovere sempre."