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Balene arenate in Puglia


Ventiquattro ore fa nove capodogli si sono arenati alla Foce di Capo Iale-Laguna di Varano in provincia di Foggia, sull’Adriatico pugliese.Solo due dei grossi cetacei (Physeter macrocephalus) lunghi tra i 10 e i 12 m, sono riusciti a riprendere il largo. Quattro non ce l’hanno fatta e sono morti mentre altri tre sono ancora arenati nelle acque basse e sono pochissime le possibilità di salvarli.L’assessore all’Ambiente della Provincia di Foggia, Stefano Pecorella ha convocato nella giornata di oggi, nella sede della Guardia di Finanza a Foce Capoiale, una riunione tecnica per pianificare e coordinare gli interventi necessari per affrontare l’emergenza ma è difficile poter salvare animali così grandi senza mezzi idonei.Infatti come ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno, Giorgi Monti, responsabile campagna Mare per Greenpeace: “per il recupero manca un sistema di pronto intervento e forse si dovrebbe creare un centro di riferimento nel Mediterraneo. Ed è vero che perdere sette capodogli è drammatico perché sono animali adulti e magari pronti per la riproduzione, però è anche vero che il loro spiaggiamento è molto difficile da gestire». «Si deve considerare che potrebbero essersi spiaggiati perché qualcosa ha interferito col loro sistema di orientamento. E allora, anche se li si rimettesse al largo, gli animali tornerebbero a spiaggiarsi. Il recupero di questi animali, infatti, si fa in piscina ma, d’altro canto, di piscine per cetacei molto grandi, come sono i capodogli spiaggiati in Puglia, non ne esistono».I cetacei potrebbero, secondo alcune ipotesi,  aver perso l’orientamento a causa delle forti  mareggiate che hanno interessato l’Adriatico in questi gironi.Si tratta di un evento straordinario, non solo per l’Italia, ma unico probabilmente nel Mediterraneo: non comune non solo la presenza di tali animali in questo periodo dell’anno nell’area, ma soprattutto il loro spiaggiamento massivo.I risultati delle analisi sui campioni e dell’autopsia chiariranno le cause dell’accaduto, si tratta però senza dubbio di un disastro ambientale, considerato il numero e le caratteristiche biologiche di tali animali. Il capodoglio è infatti il più grande odontoceto (cetaceo provvisto di denti) conosciuto, caratterizzato da un basso tasso di natalità e una lenta maturazione, si tratta quindi di una grave perdita per la biodiversità marina. Il Ministero sembra aver mobilitato l’ISPRA, e sul posto sono accorsi ricercatori dell’Università di Padova, che lavorano al Progetto della Banca tessuti dei mammiferi marini, così come dell’Università di Pavia e di Siena, incaricata di prelevare campioni tossicologici.Foto tratta dal sito dell’ANSA e notizia da italianotizie.i