il calcetto a meolo

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Non va bene.

Non ci si può nascondere dietro ad un dito: ieri sera non ci siamo divertiti affatto.

Non perché fossimo in pochi (ed eravamo in pochi), ma perché si è consumato un gesto riprovevole ed increscioso: un giocatore ha colpito un compagno con l'intenzione di fare male.

Può succedere a tutti di arrabbiarsi, di farsi prendere dai fumi della rabbia, può anche succedere che ci si faccia male (per un infortunio): ma non era mai successo che si permettesse a qualcuno di far del male deliberatamente ad altri.

Cose di questo genere non vengono tollerate, né verranno più tollerate.

Personamente sono rimasto quasi paralizzato di fronte alla violenza intrinseca di quel gesto. Mi domando persino cosa avrei fatto se fossi stato io a subire quel calcione. Probabilmente non avrei reagito, non perché non fosse legittimo arrabbiarsi, ma perché era un gesto talmente assurdo (nel contesto di una partita fra amici) che mi sarei sentito smarrito, confuso, disarmato, inadeguato, incapace di comprendere.

Voglio manifestare, anche a nome della squadra, la mia solidarietà a Simone, perché quel gesto così aggressivo ha colpito lui fisicamente, ma è bene impresso anche nelle nostre menti. E invito anche il giocatore che ha colpito Simone a scusarsi con l'interessato, nello stesso modo in cui ha chiesto scusa a tutti noi, più tardi, nello spogliatoio. Sarebbe un gesto di maturità, una lezione per insegnare ad affrontare anche i nostri errori (e ne commettiamo tutti molti quotidianamente).

Dalla prossima partita evitiamo di rimproverare di continuo i compagni, di gridare ad ogni pié sospinto (il ministro Gelmini direbbe: "ad ogni Pier sospinto") e cerchiamo di giocare per divertirci, senza arrabbiarsi.

Per la cronaca, la partita è stata giocata da soli 8 giocatori e si è conclusa in parità.

Le squadre:

In casacca 6

1. Alessandro P.
2. Simone Z.
3. Sebastiano S.
4. Francesco P. Galante

Senza casacca 6

1. Paolo D.
2. Francesco F.
3. Francesco Pive.
4. Andrea P. Boksic