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continua l atragedia.....

Post n°31 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da mistercoach0

 

ROMA - Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si rechera' domenica ad Haiti. Lo ha annunciato in serata un portavoce dell'Onu. Poco prima era stato lo stesso Ban ad anticiparlo ai dipendenti haitiani delle Nazioni Unite, incontrandoli per esprimere loro il suo cordoglio e la sua solidarieta'.

PRIMA VITTIMA ITALIA, 20 DISPERSI E 1 SOTTO MACERIE
di Marina Perna

ROMA - Una prima vittima italiana, venti connazionali ancora dispersi tra i quali uno già individuato sotto Le macerie di un supermarket di Port-au-Prince e due funzionari dell'Onu per i quali si nutre "seria preoccupazione". A tre giorni dal terremoto che ha colpito Haiti, si aggrava il bilancio anche per l'Italia. Mentre sono 180 i connazionali 'in salvo', quelli che si è riusciti a contattare - "direttamente o indirettamente" - fa sapere la Farnesina, sale l'angoscia per quelli di cui non si hanno notizie. Soprattutto per "tre persone", aveva avvertito il ministro degli Esteri Franco Frattini nel pomeriggio. Poco prima cioé della precisazione della Farnesina: uno di quei tre, è stato 'individuato'. Purtroppo sotto le macerie di un supermercato, mentre restano forti i timori per la sorte dei due dipendenti delle Nazioni Unite.

Tra i 20 connazionali che risultano dispersi, ha spiegato in tarda serata il responsabile dell'Unità di Crisi della Farnesina, Fabrizio Romano, ci sono anche la "persona deceduta" - una donna di 70 anni nata e residente ad Haiti - quella individuata sotto le macerie del supermarket e i due funzionari "missing" dall'Agenzia Onu. Nel frattempo si studia un piano di evacuazione: nel pomeriggio il team italiano, arrivato ieri nell'isola, ha chiamato a raccolta, anche con un appello via radio, i connazionali che finora è stato possibile contattare. Un primo raduno si è svolto nel primo pomeriggio. Un'altra riunione è prevista nel pomeriggio, quando in Italia sarà già notte, per fare il punto sulla situazione. E a far scattare, se sarà ritenuto necessario, l'evacuazione dall'isola, ha spiegato lo stesso Frattini, mentre dalla Farnesina si apprende che alcuni dei connazionali 'non residenti' hanno espresso la volontà di lasciare il prima possibile l'isola. Un'operazione che potrebbe avvenire a stretto giro, con lo stesso C130 dell'areonautica militare, atteso per oggi, che porterà a Port-au-Prince un ospedale da campo.

Mentre si continua a scavare tra le macerie e il team italiano è da ore al lavoro per cercare di rintracciare i connazionali, anche 'battendo' la città porta a porta - nei luoghi dove si ha notizia potessero risiedere o trovarsi i connazionali - ieri è stata registrata la prima vittima italiana: una signora settantenne, Gigliola Martino, nata da genitori italiani ad Haiti e morta in ospedale in seguito alle ferite riportate nel crollo della sua abitazione a Port-au-Prince. Le ricerche si concentrano anche nei pressi dei due maggior alberghi della città, frequentati dagli stranieri, il Montana ed il Christopher (base, quest'ultimo, dell'Onu). Al momento, comunque, secondo le prime indicazioni rimbalzate da Haiti non risulterebbero vittime tra i corpi recuperati finora al 'Montana', dove oggi sono stati individuate ancora persone in vita ed estratto dalla macerie - sopravvissuto dopo 50 ore - un cittadino americano. Oggi intanto partiranno per Haiti 'rinforzi' al team italiano: altri due funzionari della Farnesina per aiutare il personale diplomatico già in loco ad assistere gli italiani presenti sull'isola. E continuare la ricerca, se sarà ancora necessario, dei connazionali che mancano all'appello.

La Farnesina ha fatto intanto sapere che sarà la presidenza di turno spagnola a coordinare gli aiuti europei. Un coordinamento da giorni auspicato dal ministro Frattini per evitare qualsiasi 'confusione'. Dolore, angoscia, e gioia si susseguono intanto sul web nelle ore più drammatiche per chi ha perso i contatti con i propri cari ad Haiti: da Napoli a Bergamo, da Milano a Roma, rimbalzano sulla rete richieste di informazioni.

 
HAITI: SI TEMONO 200 MILA MORTI, RABBIA NELLE STRADE
ARRIVA H.CLINTON, CUBA APRE A AEREI USA. CORSA CONTRO IL TEMPO
 Mentre la conta dei cadaveri rende piu' precise e per questo piu' terribili le stime sul numero dei morti (ora se ne temono 200 mila), si segnalano le prime manifestazioni di rabbia dei sopravissuti di Port-au-Prince che si sentono abbandonati. Nel quarto giorno dal terremoto che ha distrutto Haiti, dopo tre notti trascorse in strada fra macerie e cadaveri alla ricerca di acqua e di cibo, con la paura di nuove scosse, cresce la tensione e sono state viste anche barricate e blocchi stradali eretti usando anche i cadaveri. Ed e' in questo scenario che il segretario di stato americano Hillary Clinton si reca oggi ad Haiti, dove entro lunedi' giungeranno anche diecimila soldati americani per proteggere la sicurezza e l'ordine pubblico e devastato dal terremoto. Per agevolarli, Haiti ha concesso agli Usa il controllo temporaneo dell'aeroporto di Port-au-Prince. Nella capitale la gente si sente abbandonata, malgrado gli sforzi umanitari di tutto il mondo e la corsa contro il tempo per salavare quante piu' vite possibili dalle macerie. E lo stesso presidente haitiano, Rene' Preval, ha ammesso oggi di temere una ''violenta rivolta popolare''. Si tenta di sopravvivere in mezzo ai cadaveri e continua l'apprensione per gli italiani che ancora mancano all'appello. C'e' anche la prima vittima italiana, Gigliola Martino, di 70 anni, figlia di italiani ma nata a Haiti. Da parte sua la Farnesina a fronte di 180 italiani rintracciati, indica che ''20 risultano dispersi'', tra i quali uno gia' individuato sotto Le macerie di un supermarket di Port-au-Prince e due funzionari dell'Onu per i quali si nutre ''seria preoccupazione''. Intanto si continua scavare tra le macerie dell'Hotel Christophe e del Montana, dove i soccorritori francesi e spagnoli hanno estratti vivi diversi stranieri, ma non ci sono notizie di connazionali. Impossibile ancora un bilancio delle vittime, che nella stragrande maggioranza sono ancora sotto le macerie, dove la gente, lasciata a se' stessa, cerca ancora sopravvissuti. In serata un sottosegretario haitiano ha riferito che sono stati sotterrati ''40 mila corpi'' ma ha aggiunto di ritenere che oltre a questi ve ne siano da inumare ''altri 100 mila''. La stima, inferiore solo a quella di mezzo milione formulata da un senatore haitiano, supera le cifre fornite di fonti piu' attendibili e caute. La Nazioni Unite hanno fino ad ora conteggiato circa 9.000 cadaveri, circa 7.000 dei quali sono stati sepolti ieri in una fossa comune. La Croce Rossa haitiana parla per ora prudentemente di 40-50 mila morti; la Panamerican Health Organization (Paho), braccio americano dell'Organizzazione mondiale della Sanita', di un numero oscillante fra i 50 e i 100 mila. C'e' poi il dramma degli sfollati: l'Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) stima che le persone ancora senza cibo ne' aiuti siano circa due milioni e parla di 300.000 senzatetto nella sola capitale e di circa 3,5 milioni di persone colpite dal sisma fra Port-au-Prince (2,8 milioni), le aree rurali e altri centri urbani come Jacmel e Carrefour. Un ministro haitiano ha indicato il numero dei senzatetto in 1,5 milioni. Ma esperti di Strasburgo analizzando immagini satellitari stimano che siano il 20%. ''Ma e' un dato che va preso con prudenza perche' ci sono degli edifici interamente distrutti e altri che sono crollati solo parzialmente'', dice Kader Fellah, ingegnere del Sertit. Ma la situazione fuori dalle citta' e' ancora poco conosciuta: secondo l'ong Oxfam, ''l'epicentro del disastro si trova nelle aree rurali del Paese, ma l'accesso alle campagne e' interrotto ed e' quindi impossibile stabilire l'entita' dell'emergenza e i bisogni della popolazione'' Il mondo si e' mobilitato per la tragedia che ha colpito il Paese piu' povero dell'emisfero occidentale, l'Onu ha lanciato un appello per raccogliere 550 milioni di dollari per l'emergenza e i soccorsi cominciano ad arrivare insieme ai primi aiuti internazionali. Ma sul posto manca il coordinamento. ''Manca tutto, acqua cibo e carburante'', scrivevano ancora stamani testimoni su Twitter. ''C'erano morti e feriti ovunque, ma niente ospedali, nessuno che potesse accoglierli, cadaveri per terra, e gente che si affollava intorno'', racconta un francese all'arrivo a Parigi. E' in questo quadro che la Clinton vedra' di persona il funzionamento della macchina degli aiuti, appena entrata in moto, e ascoltera' di persona dal presidente Preval e dagli altri membri del governo la priorita' delle necessita' del paese dopo la catastrofe. Intanto lo sforzo umanitario ha scavalcato le barriere politico-ideologiche: il governo di Cuba ha concesso il suo spazio aereo ai voli americani che partono dalla base di Guantanamo, dove gli Usa stanno portando alcuni dei feriti evacuati da Haiti, per creare un corridoio Guantanamo-Miami che accorcia i voli di 90 minuti. La missione Onu (Minustah), che nel sisma ha perso 36 dipendenti, ha giudicato per ora ''sotto controllo'' la situazione della sicurezza ad Haiti e il ministro della difesa Usa, Robert Gates, l'ha definita ''buona'': ''L'elemento chiave - ha detto il capo del Pentagono - e' far giungere viveri e acqua con la massima rapidita' nell'area colpita, evitando che la gente, trascinata dalla disperazione, si abbandoni ad atti di violenza''. Episodi di sciacallaggio vengono ovunque segnalati, anche se il Pam, l'agenzia Onu per l'alimentazione che ha gia' portato cibo a 60.000 persone, ha smentito la notizia circolata oggi che un suo magazzino ad Haiti fosse stato saccheggiato. Secondo il presidente haitiano, ''col passare del tempo, sono sempre piu' impazienti e cresce la rabbia e la furia''. Inoltre, circa 4.000 detenuti sono alla macchia dopo il crollo del carcere centrale di Port-au-Prince. (ANSA).

 

IL PRESIDENTE PREVAL, TEMO UNA RIVOLTA POPOLARE
Il presidente haitiano, René Preval, ha ammesso in un incontro a Port-au-Prince con il ministro della difesa brasiliano Nelson Jobim che teme una violenta rivolta popolare a causa della frustrazione che sta sempre più dilagando tra i sopravvissuti al terremoto. Lo ha reso noto la Bbc Brasil. "Purtroppo, con il passare del tempo, sono sempr più impazienti e cresce la rabbia e la furia", ha avvertito a sua volta David Wimhurst, il portavoce della missione di stabilizzazione dell'Onu (Minustah), guidata dal Brasile. Tant'é che i soccorritori, che stanno distribuendo generi di prima necessità, soprattutto acqua e cibo, hanno chiesto l'aumento delle misure di sicurezza attorno a loro, poiché si teme che, prima o poi, possa esplodere una qualche azione di rivolta.

HAITI: 6.000 DETENUTI EVASI DALLE CARCERI

Quasi 6.000 detenuti sono evasi dalle prigioni haitiane, parzialmente distrutte e lasciate senza sorveglianza. dopo il terremoto di martedi' scorso. Lo hanno reso noto fonti governative. Dei 6.000 evasi, 4.000 erano detenuti nel carcere di Port-au-Prince e di questi molti erano stati condannati all'ergastolo. La mancanza di sicurezza e' una delle principali fonti di preoccupazione dei team internazionali e delle squadre di soccorso oltre che degli abitanti di Port-au-Prince, vittime di saccheggi a quattro giorni dal terremoto che ha sconvolto l'isola.

 Haiti, barricate di cadaveri: 200mila morti, 21 italiani dispersi

 

 

M

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